Diffida stragiudiziale: cos’è, come funziona e quando si può attuare
Nella prassi che riguarda i rapporti tra privato cittadino e il suo avvocato, la prima cosa che quest’ultimo farà per tutelare il suo cliente sarà, con tutta probabilità, redigere una diffida stragiudiziale, solitamente rivolta alla controparte. E’ vero però che, tranne coloro che si occupano di diritto nel quotidiano, sono in pochi a conoscere nel dettaglio le caratteristiche della diffida stragiudiziale. Vediamole qui di seguito, tenendo conto dell’importanza strategica della diffida che, per sua natura, può servire tanto a dichiarare una guerra, quanto a negoziare la pace con la controparte.
Diffida stragiudiziale: cos’è in concreto e alcuni casi pratici
L’espressione ‘diffida stragiudiziale’ è certamente di natura tecnica, ma non è difficile comprensione: si tratta infatti, semplicemente, di una richiesta scritta, una lettera con la quale si vuole che la controparte tenga o non tenga determinati comportamenti.
Con il termine ‘stragiudiziale’ la legge fa riferimento a tutti quegli atti che sono formati fuori al di fuori delle aule di tribunale e che quindi non sono frutto della volontà dell’autorità giudiziaria. Pertanto, la diffida che nasce dall’iniziativa del privato cittadino, è sempre da ritenersi ‘stragiudiziale’.
Tante le applicazioni pratiche della diffida stragiudiziale, che va pur intesa come richiesta informale, ad esempio:
- di restituzione di una certa cosa;
- di cessare con determinate persecuzioni o molestie;
- di riassunzione;
- di tenere un certo comportamento, per evitare di essere citati in giudizio;
- di rientro da un certo debito nei confronti della banca;
- di pagamento di una certa fattura;
- di pagamento di una certa parcella per una prestazione professionale;
- di arretramento dei confini.
Ovviamente quelle appena citati sono soltanto alcuni dei casi pratici, in cui può essere utile servirsi di un avvocato per far pervenire una diffida stragiudiziale nei confronti della controparte: tanti altri sono possibili, infatti, ma lo scopo resta sempre quello di trovare un punto di incontro, abbassare i toni e cercare di non varcare l’ingresso di un tribunale per individuare una soluzione alla lite.
Dal punto di vista deontologico, la diffida stragiudiziale deve rispettare un importante limite: infatti, non può mai includere minacce, offese o valutazioni gratuite nei confronti della controparte, ossia giudizi che non mirano alla propria tutela ma che hanno invece il mero scopo di esprimere disprezzo. D’altronde, c’è una regola deontologica, prevista nel codice forense, all’art. 48, per la quale: ‘L’intimazione fatta dall’avvocato alla controparte tendente ad ottenere particolari adempimenti sotto comminatoria di azioni, istanze fallimentari, denunce o altre sanzioni, è consentita quando tenda a rendere avvertita la controparte delle possibili iniziative giudiziarie in corso o da intraprendere; è deontologicamente scorretta, invece, tale intimazione quando siano minacciate azioni od iniziative sproporzionate o vessatorie».
Qual è lo scopo dell’iniziativa del privato con la diffida stragiudiziale?
Abbiamo accennato sopra al fatto che la diffida stragiudiziale rappresenta un atto informale, ovvero una intimazione ad adempiere o a tenere o non tenere un certo comportamento. Ebbene, la finalità della diffida è quella di assicurare il compimento di un certo atto o comportamento che si ritiene conforme alla legge, rispettoso insomma di un comando giuridico e che trova fondamento in qualche norma vigente.
Tuttavia, non è detto che quanto si trova scritto nella diffida stragiudiziale corrisponda sempre al vero o comunque sia compatibile con una certa regola o legge. Può ben succedere infatti che la diffida stragiudiziale non sia adeguatamente fondata, perchè ad esempio, non c’è una norma che davvero vieti a qualcuno di tenere un certo comportamento, oppure perchè il pagamento del credito ha già subìto la prescrizione.
In altre parole, è pacificamente ammesso che la diffida stragiudiziale possa essere contestata dal destinatario: in primo luogo, questi potrà redigere una lettera di risposta, con cui controbattere, punto per punto, alle ragioni dell’avversario. Non dovesse bastare a trovare un compromesso, sarà il giudice a chiarire chi ha ragione e chi ha torto: non resterebbe insomma che adire le vie legali.
Come detto sopra, le applicazioni pratiche della diffida stragiudiziale sono molteplici: pensiamo ad esempio all’utilità della messa in mora – anch’essa diffida – che il creditore pone verso il debitore, prima di domandare al magistrato l’emissione di un decreto ingiuntivo.
Come si fa?
La prassi ci insegna che solitamente una diffida stragiudiziale viene realizzata con raccomandata con ricevuta di ritorno. Ma va pur ricordato che detto metodo tradizionale è accompagnato oggi dalla spedizione di una comunicazione di posta elettronica certificata, sia nel caso il destinatario abbia una casella certificata, sia nel caso non ce l’abbia, se il suo indirizzo risulta comunque pubblicamente. Diversi gli aspetti positivi della PEC: costi inferiori, più velocità e, soprattutto, maggior probabilità che la diffida stragiudiziale sia letta dal destinatario. Non deve infatti stupire che alcune persone non ritirino le raccomandate.
Va altresì ricordato che la diffida può essere spedita anche con notifica a mani dell’ufficiale giudiziario o dell’avvocato notificante in proprio, quando l’interessato voglia avere più certezza sulla data della spedizione e, soprattutto, sui contenuti, rispetto alla ad una tradizionale raccomandata.
Attenzione però: la diffida stragiudiziale non può mai essere sostituita da una telefonata a casa di colui che ne sarebbe il destinatario, o addirittura da una visita presso l’abitazione. Infatti, deontologicamente parlando, non sarebbe corretto che l’avvocato chiami a casa la controparte, giacchè ciò assomiglierebbe molto ad una minaccia o ad una molestia. Ecco dunque che la lettera appare lo strumento più appropriato per segnalare le proprie doglianze alla persona con cui è emerso un contrasto che ha rilievo per il diritto.
Il termine per adempiere alla richiesta
La diffida stragiudiziale ha un’altra rilevante caratteristica: infatti, assegna al debitore un termine entro cui adempiere al comando giuridico. In base alla legge, detto termine non deve essere al di sotto dei 14 giorni; tuttavia la giurisprudenza ritiene legittimo anche un termine minore, in relazione alla natura e alla scarsa complessità della prestazione in gioco (ad es. pagamento di un debito di poche decine di euro).
Attenzione però: il termine assegnato dal creditore al debitore ha natura non perentoria, ovvero se il destinatario della diffida non ne rispetta i contenuti, non vedrà prodursi particolari effetti giuridici nei suoi confronti. In pratica, potrebbe ben succedere che il creditore accetti l’adempimento volontario del debitore, anche giorni e giorni dopo la scadenza del termine fissato, senza con ciò poter rivendicare un qualche risarcimento per il ritardo nell’adempimento. Ecco dunque perchè una diffida stragiudiziale differisce dall’atto giudiziario di un magistrato: quest’ultimo prevede un termine perentorio, come nel caso del decreto ingiuntivo.
Concludendo, ci si potrebbe domandare quali sono i costi di una diffida stragiudiziale. Ebbene, in media il prezzo di un atto di questo tipo è sui 100 euro più accessori di legge; tuttavia è vero che i costi sono assai variabili in base alla complessità delle questioni, ed è consigliabile domandare sempre un preventivo al proprio avvocato. La diffida stragiudiziale non di rado include anche la richiesta alla controparte di rimborso costi per farla redigere, ma è raro che poi sia ottenuto in concreto.
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