La vedova Horten ama Venezia, e Venezia ama lei. Il suo yacht Carinthia VII da anni resta ormeggiato a punta della Dogana, e salvo talvolta andarsene in giro per il Mediterraneo, è un profilo familiare. Generazioni di maschietti veneziani di belle speranze hanno sgomitato per diventare i toyboy della signora, e sulla faccenda corrono voci di ogni tipo. Si dice che si debbano firmare contratti di riservatezza, che a bordo i cellulari non prendano, che la signora abbia sani appetiti e molta fantasia.
Di certo, la signora è estremamente riservata.
Nell’era di Instagram, i nuovi ricchi – o quelli finti – adorano fare sfoggio dei propri status symbol. Lei no. Non esistono fotografie degli interni del Carinthia VII, sono stati resi pubblici solo alcuni disegni degli architetti. Il gusto della vedova Horten è molto classico con una strizzatina d’occhi agli anni della sua gioventù.
Anni in cui il lusso doveva andare di pari passo con la classe, quindi restare occultato alle persone comuni e goduto solo – o con la propria cerchia di affetti. Per darvi un’idea di cos’è la classe, questo è il Carinthia VII e quello sotto una petroliera riadattata a yacht da Flavio Briatore.
Essere amico della Horten significa poter sorseggiare vino stravaccati su un divano guardando un Renoir, uno Chagall o un Mirò, comprati da Sotheby’s per 22 milioni di euro. Fare i conti in tasca a questo gioiello e a chi lo possiede è facile. La produzione dello yacht è costata 3 milioni di euro, ormeggiarlo lì costa 100 euro al giorno, e non è un problema per la vedova Horten che ha un patrimonio di 3 miliardi di euro.
Li ha ereditati dal defunto marito, Helmut Horten, fondatore dei primi supermercati tedeschi che, dopo varie operazioni, è diventata la Metro. Quella dove la roba buona costa quasi niente, cani e bambini non sono ammessi, e puoi fare la spesa solo se hai una partita IVA.
Durante la mostra del Cinema, i ponti del Carinthia VII ospitano qualche festicciola modesta, i cui volti sono spesso sconosciuti. Uno, però, è stato riconosciuto: Dieter Schwarz. Si tratta di un miliardario con un patrimonio stimato sui 25,1 miliardi di euro, il che lo rende la 23° persona più ricca del mondo.
Oggi ha 80 anni. Sua moglie, Franziska Weipert, gli ha dato due figlie. Di queste, per ovvie ragioni, nessuno sa nulla. Né il nome, né la faccia. Si dice vivano sotto pseudonimo in località protette e tranquille, frequentando solo persone attentamente selezionate.
Dieter, seguendo una tradizione di famiglia, ha creato la Lidl.
Una catena di supermercati a basso prezzo prediletta dalle fasce più povere della popolazione o dagli studenti universitari. Di recente, la Lidl ha buttato fuori una linea di scarpe “a edizione limitata”. Le vende a 12,99 in grandi ceste di metallo, e sono piaciute moltissimo ai millennials perché sono ironiche – haha, vesto Lidl, haha – e perché hanno avuto l’intuizione, forse casuale, di farle con i quattro colori che sono associati all’infanzia della generazione ’80.
Per riuscire a possedere questi pezzi di gomma, ed eventualmente rivenderli con sovrapprezzi monstre agli influencer, i supermercati della Lidl sono stati presi d’assalto. Code interminabili, risse, corse, assalti che si vedevano solo a Mogadiscio durante la distribuzione del riso o negli USA con il Black Friday. Il tutto in barba alla pandemia, al distanziamento, al divieto di assembramenti. C’è la possibilità che tra le fasce più basse della popolazione, qualcuno si ammali e contagi i propri familiari, eventualmente uccidendoli o mandandoli in terapia intensiva.
Tutto per ottenere un paio di scarpe da 13 euro, con le quali fare chissà cosa o sentirsi chissà come, e per permettere alle persone sul ponte del Carinthia VII di spassarsela. C’è un che di poetico, in tutto questo, e sospetto anche un grande insegnamento sulle ideologie politiche del momento che si scontrano con l’eterna realtà umana.