Vaccinazioni di massa secondo semestre 2021: l’annuncio di Speranza
Il ministro della Salute Roberto Speranza prevede che la prima giornata di vaccinazioni di massa possa essere organizzata già a fine gennaio. Il punto della situazione sulla corsa al vaccino contro l’infezione da nuovo coronavirus.
Vaccinazioni di massa: l’annuncio di Speranza
“Per le vere vaccinazioni di massa dovremo aspettare il secondo semestre del 2021, non prima. Stiamo calmi, il vaccino arriverà, ma sui modi e i tempi io voglio fare un passaggio in Parlamento e poi con le Regioni. In ogni caso, all’inizio avremo solo una quota minima di dosi, che ci consentirà di vaccinare, se va bene, 1,7 milioni di persone, tra personale medico-sanitario e Rsa. Certo, quando faremo la prima giornata di vaccinazioni, che io prevedo si possa organizzare tra la terza e la quarta settimana di gennaio, vivremo un grande evento, anche simbolico. Ma ripeto, dobbiamo dire la verità alla gente: sarà solo una prima fase, che coinvolgerà un numero molto limitato di persone” con queste parole, rilasciate durante un’intervista alla Stampa, ha fatto trapelare il proprio ottimismo sull’inizio nel breve termine di una campagna di vaccinazione anti-coronavirus il ministro della Salute Speranza.
Notizie incoraggianti da una ricerca dello Spallazani
Sulla potenziale efficacia di una vaccinazione di massa contro il nuovo coronavirus porta delle notizie incoraggianti una nuova ricerca dell’Istituto Spallanzani. Il Sars Cov 2 come molti altri virus ha la capacità di mutare: questo è un fattore molto importante da considerare nella creazione di un vaccino. È chiaro che se il virus muta nettamente e spesso diventa più difficile trovare un modo per far memorizzare una risposta immunitaria all’organismo. Proprio su questo punto interviene lo studio di cui si diceva: il nuovo coronavirus muta, questo sì, cambia da individuo a individuo e all’interno dello stesso soggetto che ha contratto l’infezione, tuttavia, come tutti i virus a Rna non ha una capacità di mutazione particolarmente precisa, dunque, tra una versione e l’altra esistono solo lievissime variazioni. I ricercatori dello Spallanzani stimano che la sua “variabilità” sia tra 10 e 100 volte inferiore a quella del virus Hiv: insomma, il Sars Cov 2 pur cambiando non sembra in grado di evitare la risposta immunitaria di un organismo ben addestrato per “difendersi” grazie all’immunizzazione.
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