Dopo un fatto di cronaca che sembra un testo di De Andrè o una novella di Pirandello, gli opinionisti della rete – cioè Brave Persone Democratiche – sono lapidari: “questa gente impara solo con le botte”. Si tratta di quell’adorabile partito secondo il quale la violenza è sbagliata MA, un modo chic per dire che la violenza è sbagliata solo verso di lui.
La folla ADORA la violenza.
Il sangue, l’aggressione, la sopraffazione fisica di qualcuno, attenua le proprie frustrazioni. Vedere un essere umano massacrato di botte, nella mente delle persone per bene, li fa sentire meglio nella propria vita. È lo stesso motivo per cui un popolo di bestie ritardate (il cui nome politicamente corretto è americani) praticano la pena di morte, è lo stesso motivo per cui i bar sport e i social pullulano di sogni sanguinolenti. Le botte e le uccisioni risolvono le cose, secondo questi soggetti.
Ora, la pax carthaginensis funziona, ma solo in caso di genocidio.
Ipotizziamo io sia un residente della Repubblica dei Birziburzi, dove la vendetta è permessa e le spedizioni punitive altrettanto. Mi squilla il telefono e m’informano che mio fratello è in ospedale. Corro a trovarlo e lo trovo ridotto a macinato. Ne avrà per mesi e non riprenderà mai del tutto le sue funzioni motorie. Il pestaggio gli ha danneggiato la colonna vertebrale, gli ha distrutto un occhio e me l’ha reso mentalmente disabile. Nelle risse di strada succede più spesso di quanto si creda; a volte un pugno ti fa cadere e finire di testa sul marciapiede. A volte vieni spinto contro un’auto di passaggio. A volte un palo del divieto di sosta è giusto giusto nella traiettoria del tuo collo.
Io mi trovo con un fratello disabile a cui dovrò badare per tutta la vita.
La colpa di mio fratello è quella di aver diffuso il filmato della sua ex che si toccava. Nessuno perseguirà né toccherà chi ha massacrato mio fratello, perché se l’è cercata. Nella Repubblica di Birziburzi funziona così. Il fatto è che io, di dover rinunciare alla mia vita e alla mia libertà per stargli dietro, non me la sono cercata. La mia famiglia, che riceverà il contraccolpo dei miei impegni e sacrifici economici, non se l’è cercata.
È la barzelletta del cavaliere bianco che ha sei figli.
Quindi mi trovo davanti a due strade. La prima è subire e diventare il badante di mio fratello, vivendo nel rancore, magari subendo pure la pressione da parte dei miei familiari. La seconda è, nella Repubblica di Burziburzi, un mio sacrosanto diritto: renderti il favore. Tempo ne ho. Mi organizzo bene, la studio bene. Poi non vado a prendere chi ha picchiato mio fratello: sarebbe ingiusto.
Ma vado a prendergli i familiari.
Così tu, fratello della ragazza vilipesa che hai vendicato il suo onore, non vieni toccato; era tuo diritto farlo. Ma vado a prendere tua sorella e la riduco come tu hai ridotto mio fratello. E nella Repubblica di Burziburzi, nessuno avrà niente da ridire. Te la sei cercata, dopotutto. Invece tu la vivi come un’enorme ingiustizia. Tua sorella prima viene umiliata e poi anche storpiata? Non esiste. Verrai a prendermi tu, e io lo so benissimo. Lo sapevo prima di riempirla di botte, e mi sono preparato. Sono diventato introvabile e non importa quanto tempo passa, proprio non riesci a beccarmi.
Però c’è mia cugina, in un paese vicino.
Lei non c’entra niente e non ci sentiamo quasi mai, ma è qualcosa. La vai a prendere e la riempi di botte, ma sei troppo arrabbiato e troppo di fretta, e finisce che l’ammazzi. Lei ha un padre, un fratello e un marito che ora sono autorizzati a sterminarti la famiglia. Nell’arco di dieci anni le case sono diventate roccaforti dove nessuno osa uscire di casa né interagire con il prossimo, né ha il coraggio di scappare. Noi italiani abbiamo una lunga tradizione, in materia. Del resto accade tutt’oggi in Albania, motivo per cui alle famiglie conviene emigrare.
Ecco perché “bisognerebbe picchiarli” è un’idiozia: è come cercare di spegnere il fuoco con la benzina.