I meccanismi tra persone sono immutabili. Quello che è successo alla maestra di Torino poteva succedere a una donna dell’antica Grecia, del medioevo e succederà ancora nel 5600. I commenti che vengono fatti alla notizia sono gli stessi. L’aristocratico loderà la maestra e condannerà l’amante; gli aristocratici vivono in un mondo dove il libertinaggio è incitato, incoraggiato, rispettato, perché odiano tutto ciò che è (o sembra) puro.
Il borghese borbotterà che sì, l’uomo ha fatto una cazzata*, ma insisterà sulle colpe delle comari di paesino vecchie e invidiose. Il truzzo di periferia farà la stessa cosa del borghese, ma estremizzato: assolverà l’uomo perché “ha fatto una cazzata*” e condannerà la maestra, perché secondo lui le donne si dividono in sante e prostitute: le prime si sposano, le seconde si scopano di nascosto.
Il fatto è che, secondo molti di noi, le donne per bene o sono casalinghe o lavorano coi bambini. Se svolgono qualsiasi altra professione, sono donnacce potenziali giudicate in base a età e aspetto. Se una segretaria è brutta, sarà brava. Se è bella non è lì solo perché lavora bene: è impossibile. Se ha un capo, se la scopa. Se è lei il capo, è perché s’è scopata qualcuno prima. Se invece è lesbica, probabilmente è una fase o vuole attirare l’attenzione.
L’uomo che pensa queste fregnacce trova milioni di modi per sublimare un rapporto sessuale con queste donne. Perché le disprezza e le vuole allo stesso tempo. Quindi se la prende a parole, a filmati, a volte – purtroppo – con le mani. So che è difficile da capire, per uno sano di mente. So addirittura che fare questi discorsi, in un media che premia solo fanatici ed estremisti, è stupido.
Ma ci provo.
Nel corso degli anni sono stato invitato dentro i gruppi Facebook più disparati. Mi sono passato tutti i Pastorizia, Favelas, Ignoranza. Sono uscito dopo aver letto tre post. Perché in quel frenetico rantolare risate, tra le R di trrrrroie e le GN di cagnnnne, c’era una disperazione rabbiosa. Un bisogno viscerale di sporcare, sfregiare, svilire ciò che non possedevano. Erano un abisso di miseria, ma con centinaia di migliaia di iscritti.
Quando le hanno tirate giù sono nati i gruppi Whatsapp e Telegram, che probabilmente esistono ancora. Fece scandalo qualche tempo fa la chat “Shoah party”, ma di gruppi così ce ne sono a bizzeffe. Partono tutti nello stesso modo e hanno lo stesso obiettivo: mostrarsi dei veri uomini. O meglio, quello che un alienato crede sia un vero uomo.
Un mito perseguito anche dalle donne, e non poche
In rete, nei social, su Whatsapp o Tinder chiunque è incappato in frasi tipo “cosa cerco in un uomo? Un Uomo”, oppure “l’unica cosa di grande che deve avere un uomo è la U”, questo mantra della U maiuscola che implica Dio solo sa quali aberrazioni. Sono queste che portano la folla a dividere il mondo in vere Donne e veri Uomini: la vera Donna non ha una vita sessuale tranne il minimo necessario a procreare, altrimenti è una caGNa. Il vero Uomo è quello che se le scopa tutte ed è insensibile.
Quale volete che sia la reazione dei veri Uomini e Donne, davanti a una maestra con una vita sessuale?
I veri Uomini la disprezzano e in segreto la desiderano. Le vere Donne la chiamano “svergognata” e in segreto la invidiano. E non cambierà. Non è cambiato in 100,000 anni. Può cambiare la letteratura, l’opinionismo nei salotti e nei media, ma la folla pensa le stesse cose. È proprio un meccanismo mentale presente nei cervelli bulimici di emozioni ma anoressici di concetti.
Nessuno sa davvero di cosa blatera, quando parla di “vero uomo” o “vera donna”, perché sono emozioni. Sensazioni. Idee che una volta messe in pratica sono patetiche. Sono patetici quei gruppi di sfigati che per sentirsi duri danno i voti a delle jpeg di pornodive. È patetico uno che nella chat del calcetto butta una sua ex nuda. Sono patetiche le donne che spettegolano della “maestrina”. Sono patetiche le donne che straparlano di “veri Uomini”. Alla fine, forse è la nostra specie a essere patetica. Solo pochissimi coraggiosi, una o due volte nella vita, riescono a non esserlo.
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*“Ho fatto una cazzata” è la giustificazione standard. Quando tenti di far esplodere casa di tua sorella, quando uccidi tua madre, quando uccidi una donna incinta, quando uccidi quattro persone, quando rubi, quando investi, insomma quando non puoi negare, dici che hai fatto una cazzata. Suona meglio. Tutti abbiamo fatto una cazzata, nella vita, no? Può capitare, dai.