Pensioni ultime notizie: rivalutazione assegni 2021, stop al blocco

Pubblicato il 23 Novembre 2020 alle 07:30 Autore: Daniele Sforza
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Pensioni ultime notizie: rivalutazione assegni 2021, stop al blocco

Pensioni ultime notizie: ad autunno inoltrato è tempo di parlare di Legge di Bilancio 2021. Quali saranno le misure in tema pensionistico presenti nella prossima Manovra? In attesa di una riforma fiscale un po’ più ricca, il prossimo anno ci saranno poche novità. Praticamente certe le proroghe di Ape sociale, che si estende anche ai disoccupati che non hanno percepito l’indennità a causa del mancato requisito contributivo e assicurativo, e di Opzione Donna per un altro anno. Poi c’è la rivalutazione degli assegni e il relativo blocco.

Pensioni ultime notizie: blocco rivalutazione assegni nella Legge di Bilancio 2021

Si parla di blocco della rivalutazione piena degli assegni, che andrà a determinare un taglio sugli assegni per alcuni contribuenti e un aumento per un’altra categoria di pensionati. Gli assegni previdenziali sono infatti determinati da un nuovo incremento che sarà ripartito in base a sei differenti aliquote correlate al trattamento minimo e all’importo percepito. L’incremento è dettato proprio dal meccanismo di rivalutazione degli assegni, che di fatto allinea l’ammontare degli importi al costo della vita. Si è parlato di un blocco di un ulteriore anno della rivalutazione degli assegni, con lo sblocco che sarebbe arrivato solo dal 1° gennaio 2023, e non più dal 1° gennaio 2022, come originariamente previsto. Qualora ciò si concretizzasse, la rivalutazione degli assegni sarebbe dunque ancora bloccata per un altro anno.

Legge di Bilancio 2021: tema pensioni, le altre novità

Delle proroghe di Ape social e Opzione Donna se n’è già ampiamente parlato. L’altra novità è contenuta nell’articolo 63, avente come oggetto il calcolo dei requisiti di anzianità ai fini pensionistici nel part time verticale ciclico. Qui leggiamo quanto segue: “A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, l’intera durata del contratto di lavoro a tempo parziale, che prevede periodi non interamente lavorati, è riconosciuta utile ai fini del raggiungimento dei requisiti di anzianità lavorativa per l’accesso al diritto a pensione. A tal fine, il numero delle settimane da assumere ai fini pensionistici si determina rapportando il totale della contribuzione annuale al minimale contributivo settimanale”. Inoltre, relativamente ai contratti part time esauriti prima della data di entrata in vigore di questa disposizione, “il riconoscimento dei periodi non interamente lavorati è subordinato alla presentazione di apposita domanda dell’interessato corredata da idonea documentazione”.

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L'autore: Daniele Sforza

Romano, classe 1985. Dal 2006 scrivo per riviste, per poi orientarmi sulla redazione di testi pubblicitari per siti aziendali. Quindi lavoro come redattore SEO per alcune testate online, specializzandomi in temi quali lavoro, previdenza e attualità.
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