Il 10 dicembre 2018, Saverio Cotticelli è il nuovo commissario per la Sanità della Calabria. Ha 66 anni, campano, ex generale dell’Arma e per tre anni è stato a capo del COCER, una specie di sindacato dei militari. A giugno 2020 il governo, tramite decreto 91, ordina la riorganizzazione della rete ospedaliera. Aumentare i posti letto in terapia intensiva e subintensiva, ristrutturazione del pronto soccorso, aumento ambulanze e assunzioni di personale. Il secondo decreto 103 del luglio 2020 dispone la riorganizzazione di rete territoriale e diagnostica.
A novembre, con la seconda ondata di Covid19 che galoppa, un giornalista va da Cotticelli e lo trova assai imbarazzato. Quando gli domanda come mai la Calabria è stata messa in zona rossa, Cotticelli annaspa. Gli vengono fatti presenti i decreti, lui risponde che non esistono, poi ammette di non avere ancora scritto una parola del piano operativo. Per avere dei numeri si rivolge a una persona fuoricampo, la quale risponde che ci sono 161 posti in terapia intensiva.
«La fonte di quest’informazione qual è?» domanda il giornalista.
«No, io faccio l’usciere» risponde quello.
Conte – cioè Roma – s’incazza come una iena, licenzia Cottarelli e lo sostituisce con Giuseppe Zuccatelli. I giornali impiegano meno di 24 ore a scoprire un problema: il 27 maggio Zuccatelli sosteneva che le mascherine non servono a un caz*o: «Per beccarti il virus, se io sono positivo, devi stare con me e baciarmi per 15 minuti con la lingua in bocca, altrimenti non te lo becchi il virus» spiega.
Purtroppo poi risulta positivo al Covid19 e finisce in quarantena, da cui grida che la sua frase è stata decontestualizzata. Cotticelli rispunta dal nulla, fa presente che durante l’intervista non si riconosce e forse l’hanno drogato, e che sta cercando di capire con un medico cosa gli sia successo: «Mi volevano addebitare un buco del bilancio 2014» aggiunge.
Si riferisce alle n-mila richieste dei bilanci 2013-2017 dell’ASP di Reggio Calabria. Il conto consuntivo ha un disavanzo di 225,418 milioni di euro a fine 2019, e 118,796 euro non sono coperti. I pagamenti tardano di oltre 800 giorni. Per il 2020 è previsto un disavanzo di 113 milioni di euro.
Speriamo il medico capisca cos’è successo. Forse è collegato al mistero del like di papa Francesco a una modella su Instagram. Se non altro è bello sapere che il vicario di nostro Signore ha gusti umani, dopotutto.
Viene nominato Eugenio Gaudio, ex rettore dell’Università La Sapienza. Lui rinuncia, adducendo come motivazione che “sua moglie non vuole trasferirsi a Catanzaro”. Viene allora caldeggiato il nome di Gino Strada, e se ne parla per giorni finché Strada fa presente di non avere mai ricevuto una proposta formale. Entra allora in scena Nino Spirlì, il Facente Funzioni della Calabria. Sdegnato, tira la bomba: «Non siamo un paese del terzo mondo» dice «Siamo terzi in ordine alfabetico».
Allora perché non Federico Maurizio D’Andrea? È un nome che piace a tutti, con una carriera straordinaria e scandita da successi. Lui fa presente di starci, ma di non essere disposto a fare il commissario a tempo indeterminato, solo per massimo due anni. Niente da fare. Si fa strada l’ipotesi di Francesco Bevere, direttore generale di Agenas rimosso dal ministro Roberto Speranza per non meglio precisati motivi.
Nel frattempo in Italia si fanno largo manifestazioni no mask, professori negazionisti che augurano il cancro ai propri studenti, tizi che inseguono ambulanze per dimostrare che “è tutto finto”, tizie che rubano ambulanze. E soprattutto lo Stato che ci garantisce l’unica cosa che davvero ci sta a cuore: il cenone di Natale.
Migliaia di morti, centinaia in terapia intensiva, milioni di persone a rischio. Non si può prevedere cosa resterà di tutto questo, quando i vaccini arriveranno e il 2020 sparirà dai calendari. Forse sarà solo una delle tante, troppe, tragicommedie del nostro popolo.