Un manager pieno di soldi organizza feste a base di droga, alcool e sesso. Già questo è stupefacente. Alla festa arrivano ragazze giovani, e qui siamo tutti allibiti. Tra queste c’è una diciottenne, evidentemente una rarissima eccezione tra le coetanee che di norma, la sera, stanno a casa a fare la calza, sgranare rosari e leggere Piccole donne.
L’impossibile accade quando la neomaggiorenne fa l’impensabile: entra nella camera da letto del manager. Questo sconvolgente concatenarsi di eventi ha portato alla tragedia che da una settimana rimbalza su tutti i giornali totalizzando milioni di commenti sui social. Se siete miei lettori sapete la regola che ora ripeteremo assieme per l’ennesima volta:
“La folla è sempre dalla parte di chi picchia, mai di chi le prende”
Nell’epoca che molti definiscono “politicamente corretto”, però, quest’opinione va espressa con enorme cautela, soprattutto se sei una penna conosciuta. Quindi il direttore di un quotidiano definisce la vittima di stupro “una ragazza ingenua”: «Entrando nella camera da letto dell’abbiente ospite, cosa pensava di andare a fare, recitare il rosario? Non ha sospettato che a un certo punto avrebbe dovuto togliersi le mutandine senza pensare a quando avrebbe potuto rimettersele? Sarebbe stato meglio rimanere alla larga da costui». Questi concetti sono stati ribaditi dall’autore in un’intervista successiva.
“Questa ragazza era la terza volta che andava in casa di questo signore notoriamente stradrogato. Quando l’ha invitata in camera da letto che cosa poteva aspettarsi?”
Ah, cappero, non saprei! Se una persona entra in un Autogrill per comprare un Camogli e il banconiere gli spacca la testa con un randello, quella persona è stata ingenua? Se io entro in camera da letto di una donna e quella mi evira a coltellate, sono stato ingenuo? Ipotizziamo di sì.
Allora applichiamo questo ragionamento ad altri fatti di cronaca nera
Prendiamo le vittime del Bataclan. Sì, quei giovanotti armati di mitragliatori hanno esagerato, ma se le vittime fossero rimaste a casa non gli sarebbe successo niente: sono state ingenue ad andare a un concerto. Se la redazione di Charlie Hebdo non avesse fatto quelle vignette sarebbe ancora viva: è stata incauta. Se gli spagnoli non avessero preso la metropolitana nel 2006 sarebbero ancora vivi. Sono stati ingenui.
Queste frasi verrebbero bollate dai simpatizzanti di centrodestra come “buoniste” e nei commenti arriverebbero frotte di babbei a scrivere che sono “filoislamico”. Quindi uno che deride Maometto e viene assassinato è una vittima; viceversa, uno stupratore è “un vulcano di idee e progetti che dovrà fermarsi per almeno un po’” a causa di una ragazzina ingenua.
Perché tanto schifo?
E chi lo sa. Forse perché a nessuno importa davvero dei morti e delle vittime. Forse ci importa portare goal alla nostra squadra ideologica, anche se l’ideologia è un involucro che dal dopoguerra in poi ha subito una costante ablazione, mettendo a nudo bias e pregiudizi scimmieschi, dividendoci tra utopisti e reazionari, entrambi intimamente terrorizzati all’idea di essere nel torto e quindi alla ricerca di conferme.
Rovine del patriarcato che si scontrano con un globalismo di plastica, granitiche certezze che per stare in piedi devono guardare nelle mutande di una ragazzina violentata. E con cautela e mille accorgimenti, cercare di colpevolizzarla. Non solo per astio verso la donna 2020 che può vivere senza stare attaccata a uno scroto, ma per tenere in piedi l’immaginario del vero Uomo, quello “di successo” che ha “una donna al giorno”.
Ragionamento che se hai 18 anni ha senso, perché sei un ingenuo.
Da un adulto ci si aspetta qualcosa di più.