I dolori del giovane Werther causarono dolori a molta gente
Nei film e nei libri c’è un motivo se gli ingredienti delle bombe sono sbagliati: la gente adora replicare. Anche quando si tratta d’ammazzarsi.
Quando Goethe scrisse nel 1774 I dolori del giovane Werther fu un successone. Era un romanzo epistolare abbastanza semplice: consisteva in lettere che il protagonista scriveva vuoi all’amico, vuoi alla donna che desiderava, e terminava la propria agonia esistenziale sparandosi in testa. È un libro di una pesantezza micidiale, con all’interno sfiga e pusillanimità al cui confronto Kafka era Schwarzenegger. Goethe però aveva parlato al cuore degli uomini, e venne tradotto in tutto il mondo.
Questo creò un problema inaspettato: le emulazioni.
In ogni angolo del pianeta gli uomini respinti dalle donne cominciarono a suicidarsi con le stesse modalità di Werther, alcuni addirittura vestendosi come il protagonista. La situazione andò talmente fuori controllo che il libro venne censurato da parecchie istituzioni, e venne coniato il termine, tutt’ora in uso, di “effetto Werther”. Che i suicidi spingano all’emulazione è stato acclarato nel tempo, ma i legami con il romanzo di Goethe no. A volte erano dicerie, ingigantimenti della stampa o leggende metropolitane.
Ma quella macchia restava.
Goethe, esasperato e dispiaciuto, decise – o venne costretto – a rimaneggiare il romanzo nelle successive ristampe, aggiungendo alla fine la frase “sii uomo e non seguire il mio esempio”, che si trova tutt’oggi nelle edizioni. L’anno in cui accadde di preciso non si sa; è a cavallo tra il 1774 e il primo ‘800. Un’edizione de I dolori del giovane Werther originale, fino a qualche anno fa, aveva un valore discreto.
Oggi non oltrepassa i 100 euro, sia perché gli appassionati di libri (e anche di francobolli) sono sempre meno, sia perché il romanzo ormai ha un linguaggio troppo ostico per la società attuale. Il che, visti gli sviluppi passati, non è necessariamente un male.