Auto aziendale: come funziona e gli obblighi fiscali

Pubblicato il 2 Dicembre 2020 alle 13:29 Autore: Claudio Garau
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Auto aziendale: come funziona e gli obblighi fiscali

L’auto aziendale rappresenta un interessante benefit per il lavoratore, che può essere inserito nel contratto individuale di lavoro. Tipico è il caso di chi lavora per conto di un’azienda occupandosi di attività commerciali e di vendita: in queste circostanze, l’utilizzo di un mezzo aziendale favorisce il dipendente che viaggia, giacchè abbatte i costi che quest’ultimo dovrebbe sostenere, se usasse un mezzo proprio. Di seguito vogliamo vedere più da vicino come funziona l’auto aziendale, perchè talvolta conviene ed alcuni aspetti fiscali degni di nota. Facciamo chiarezza.

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Auto aziendale: che cos’è e perchè prevederla

Chiariamolo subito: prevedere nel contratto di lavoro la possibilità di servirsi dell’auto aziendale per motivi di lavoro, significa attribuire un vero e proprio diritto al lavoratore, che può servirsi, per esigenze di servizio, di un mezzo non suo, ma di proprietà del datore di lavoro. E’ anche possibile però prevedere l’auto aziendale, a seguito della sottoscrizione di un contratto di noleggio o leasing. E’ chiaro che, dal punto di vista giuridico, non si tratta comunque di un trasferimento di proprietà, bensì semplicemente dell’introduzione del diritto all’uso dell’auto aziendale, secondo modalità e tempistiche stabilite contrattualmente.

Sono le circostanze concrete di impiego, che ci fanno capire quando l’attribuzione di detto benefit è da ritenersi più probabile: infatti, se durante l’anno il dipendente si sposta per viaggi di lavoro solo qualche volta, verosimilmente lo farà con il suo mezzo a motore, ricevendo poi un rimborso spese. Invece, quando il dipendente assunto svolge un lavoro che spesso lo porta ad allontanarsi dall’ufficio (ad es. un’attività per la quale occorre visitare un certo numero di clienti sparsi per la regione), diventa quasi scontata l’attribuzione dell’auto aziendale.

L’auto aziendale può essere attribuita per uno dei due seguenti usi:

  • uso promiscuo, laddove il lavoratore la può utilizzare sia per motivi di lavoro sia per scopi personali (ad es. accompagnare il figlio a scuola);
  • uso lavorativo esclusivo o di servizio, se le parti del contratto di lavoro concordano che il mezzo sia adoperato soltanto per compiti di lavoro.

Nella prima ipotesi, il dipendente che ottiene l’auto aziendale, può contare su un benefit non indifferente, e che è oggetto di valutazione economica, ma soprattutto permette al lavoratore di tagliare alcuni costi. Proprio su questa situazione vogliamo soffermarci di seguito, perchè ha rilievo fiscale.

Quando si applica la tassazione?

Abbiamo detto sopra che la previsione in contratto di lavoro dell’auto aziendale rappresenta un benefit, ovvero un vero e proprio diritto del lavoratore. Ma attenzione: laddove il mezzo sia attribuito anche per finalità personali, ovvero con uso promiscuo, scatterà la tassazione Irpef sul benefit stesso. Infatti, tecnicamente, queste circostanze inquadrano l’auto aziendale come forma di retribuzione indiretta o in natura: il bene che viene concesso in uso al dipendente è infatti suscettibile di valutazione economica, proprio come lo stipendio.

Non pochi si potrebbero dunque chiedere qual è l’ammontare di tasse da pagare sull’auto aziendale: ebbene, il valore economico da collegare alla tassazione è variabile poichè dipende dagli aspetti tecnici dell’auto aziendale stessa. Fattori come cilindrata, cavalli, modello, marca, saranno dunque influenti sul valore economico correlato all’uso promiscuo del mezzo.

Per orientarsi su questo punto, di indubbio rilievo per il contribuente, la Gazzetta Ufficiale pubblica annualmente le cosiddette tabelle ACI che includono quello che è il valore economico del particolare tipo di auto aziendale prevista in contratto. Ogni modello avrà dunque un valore differente e detto valore andrà immesso nella busta paga, al fine di calcolare – in seconda battuta – le tasse e i contributi da versare. In via generale, va tassata una percentuale corrispondente al 30% del costo di percorrenza di 15.000 km all’anno. Detti oneri di natura fiscale gravano sul lavoratore che ottiene il detto benefit dell’auto aziendale ad uso promiscuo.

Concludendo, va rimarcato altresì che oggigiorno è applicato un differente calcolo della base imponibile, che va appunto sottoposta alle tasse, in relazione alle emissioni di anidride carbonica prodotte dall’auto aziendale. Ma attenzione: la legge in proposito – ovvero la legge di Bilancio 2020 – vale soltanto nei confronti di:

  • mezzi a motore immatricolati dal primo gennaio 2020;
  • contratti che prevedono il benefit dell’auto aziendale ad uso promiscuo, firmati a decorrere dal primo luglio 2020.

La finalità di queste norme è chiaramente quella di incentivare l’utilizzo di auto aziendali a basso impatto per l’ambiente: pertanto il valore percentuale della base imponibile è direttamente proporzionale all’aumento di emissioni dannose.

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L'autore: Claudio Garau

Laureato in Legge presso l'Università degli Studi di Genova e con un background nel settore legale di vari enti e realtà locali. Ha altresì conseguito la qualifica di conciliatore civile. Esperto di tematiche giuridiche legate all'attualità, cura l'area Diritto per Termometro Politico.
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