Siamo nel 1842, forse l’apice dell’estetica mondiale che si scontra con una scienza assai retrograda e ideologie oggi improponibili. In Austria c’è un professore di fisica, Christian Andreas Doppler, affetto da due gravi handicap nel mondo accademico dell’epoca: è carismatico, è giovane ed è pure belloccio. Non può quindi essere preso sul serio in un’epoca in cui la saggezza si misurava ancora con canoni alla Gandalf, cioè colore e lunghezza della barba. Doppler si appassiona alla velocità e propone una teoria, ovvero che il suono e il colore della luce non siano costanti, bensì cambino in base al movimento della sorgente e dell’osservatore.
Questo scatenò incredibili risate, nell’ambito accademico.
Le persone comuni trattano la scienza come religione, mentre è l’esatto opposto. Gli scienziati passano la vita a controllare, verificare e smentire le teorie dei propri colleghi, finché queste non sono dimostrate oltre ogni ragionevole dubbio – spesso a malincuore. Gli accademici sono scettici fino all’ultima goccia di sangue, fanatici ricercatori d’errori altrui e sadici stroncatori. Ne hanno anche motivo: laboratori e caserme sono i posti più ambiti dai millantatori. Negli anni ’70, un certo dottor William Summerlin dichiarò di essere riuscito a trapiantare pelliccia nera su topi bianchi. In realtà li aveva colorati col pennarello.
Per darvi un esempio contemporaneo, oggi si parla di vaccini al Covid19 efficaci al 90%, altri al 92,5%, altri al 95%. A noi persone comuni sembra una lotteria, ai giornalisti un trionfo dietro l’altro; per gli accademici sono fantasie. Perché finché le aziende non hanno pubblicato degli studi con delle cifre, la comunità scientifica non può saltargli addosso per tentare di smontarli, quindi non esistono. Ogni articolo che leggete sul vaccino è alla stregua del Signore degli anelli.
Non che gli scienziati siano immuni dai meccanismi retrogradi dell’umanità, anzi. Esistono ragionamenti controintuitivi. Quello di Doppler, nella prima metà dell’800, lo era eccome. In Olanda, il professor Buys Ballot dirigeva il regio Istituto Metereologico. Decise che non solo la teoria di Doppler era ridicola, ma poteva essere sbugiardata in maniera plateale.
Questa è un’altra cosa che gli scienziati adorano: le prese per i fondelli teatrali dei propri colleghi. Ballot ne organizzò una in grande stile coinvolgendo ferrovieri, un’intera banda di trombettisti, critici musicali e giornalisti. Sistemò i trombettisti su un treno a vapore incaricandoli di suonare una sola nota costante quand’erano in vista della stazione.
In stazione c’erano due ali di folla con giornalisti, curiosi ed esperti. Il treno partì e tutti, indistintamente, sentirono il famoso “peeeeeeOOOOO” che tutti conosciamo dai clacson in autostrada. Il problema fu che non solo Ballot aveva speso soldi e tempo per confermare la teoria di Doppler, ma il risultato era stato comico. C’è un motivo se in Italia associamo il suono della tromba a quello del fallimento, e Ballot era stato letteralmente trombato. Non dev’essere stato piacevole sostare sulla pensilina e sentire quel pepeeeooooo mentre sei circondato da gente lì per aiutarti.
Doppler passerà alla storia con il cosiddetto effetto Doppler (qui la replica esatta di come andarono le cose in stazione) e anche Ballot meriterà un posto più di nicchia con la sua legge, più conosciuta da metereologi e marinai.