Al mondo non esistono solo personaggi straordinari conosciuti, ma anche sconosciuti. Molti scrittori ne sono ossessionati, tanto da sentire il bisogno di renderli vivi su carta. Tra miliardi di possibilità, oggi finiamo nell’Assiria del VII secolo a.C. Le eclissi erano considerate presagio di sventure, sciagure e disastri inauditi, che all’epoca significavano principalmente la morte di chi regnava.
La classe dirigente aveva quindi creato una task force di esperti astronomi e indovini che doveva prevedere e valutare i fenomieni astrali. Nel caso di responso infausto c’erano molte contromisure. L’extrema ratio consisteva nel nominare un sar puhi, cioè un Re sostitutivo. Lo si prendeva tra i condannati a morte, lo si lavava e vestiva, e lo si metteva al posto del Re.
Il regnante legittimo diventava un paesano.
Indossava abiti poveri, stava in baracche fatiscenti, e da lì continuava a regnare di nascosto. A palazzo, il Sar puhi veniva servito e riverito, aveva a disposizione tutto ciò che voleva tra cibo, vino e concubine, e dopo un massimo di 100 giorni veniva avvelenato, così da simulare una morte naturale e placare la sete di sangue delle stelle. A quel punto, il re poteva tornare al proprio posto.
Se state pensando al carbonaro del marchese Del Grillo, ci siamo molto vicini. Quella del re fantoccio era una pratica antichissima, già diffusa in Mesopotamia, e il sovrano che vi ricorse più spesso fu l’assiro Esarhaddon. Ma basterebbe un solo evento per trasformare questa storia in una saga epica.
Basterebbe il Sar puhi tagliasse la corda.
A quel punto ti trovi gli dei infuriati perché non hanno avuto il loro sacrificio, un re paesano che non può tornare sul trono senza essere ucciso, ma non può nemmeno mettere un altro Sar puhi, perché gli dei non ci cascano più. Lì fuori, da qualche parte, un condannato a morte diventato re vaga nelle foreste. Lo cercano ovunque, senza trovarlo.
Nel corso degli anni gli dei fanno piovere morte, distruzione e carestie sulla Terra. Il Re è costretto a fuggire perché la corte gli si rivolta contro e vuole accopparlo. Diventa un bandito. Di contro, Sar Puhi è finito in un minuscolo paesino ed è diventato un membro rispettabile della propria comunità. Su di lui corrono voci di ogni tipo. È un bravo capovillaggio, è un capo forte e coraggioso, conosce le buone maniere e sa muoversi in ogni ambiente.
Il suo nome arriva alle orecchie del re bandito. Vuole rapirlo, ma appena lo vede lo riconosce. Tenta di ucciderlo in ogni modo, ma il Sar puhi è troppo bravo. Alla fine, i due s’incontrano e fanno amicizia. Mettono insieme i banditi del Re e l’esercito del Sar puhi, poi assaltano il palazzo reale, sterminano la corte, gli astronomi e gli indovini, e instaurano la migliore diarchia si sia mai vista nella Storia.
Il fatto che tutto questo non sia accaduto è estremamente irritante.