Meraviglie dimenticate del Proibizionismo: le gambe di Pippo
Immagina svegliarti dopo una festa e camminare come Pippo. Per sempre. Ecco, all’inizio del secolo, negli USA, succedeva.
Ultimamente non si fanno altro che paragoni con il primo ‘900 tra crisi economica in arrivo, pandemia e numero dei morti. Per uno che da due anni sta studiando la Grande guerra e gli irredenti in Russia è uno stillicidio continuo, quindi ho deciso di mettere sul tavolo quello che nessuno ricorda più: le gambe di Pippo. Per dirla in inglese, Jake’s leg.
Nel febbraio del 1930, negli ospedali dell’Oklahoma iniziarono a presentarsi tizi con una bizzarra paralisi alle gambe. Non riuscivano più a tenere i piedi dritti, e questo li costringeva a camminare come il famoso personaggio dei fumetti – anche se all’epoca era ancora poco più di un cavallo.
I medici non dovettero fare grandi deduzioni per capire qual era l’origine del problema. Il Proibizionismo aveva bandito sì gli alcoolici ufficiali, ma aveva anche spalancato il mercato nero delle distillerie clandestine. Era un’attività estremamente florida.
Con l’alcool ufficiale proibito in 48 stati, in un primo tempo i contrabbandieri lo facevano arrivare da Canada, Messico e da scorte nascoste e rapinate; ma si erano esaurite in fretta, ed erano stati costretti a produrlo ex novo.
Il governo, per evitare che la gente usasse l’alcool puro per insaporire le bevande, aveva adottato una tecnica usata tutt’oggi, chiamata processo di denaturazione. Si aggiungeva all’alcool normale del metanolo, il che lo rendeva un veleno letale. Alcuni contrabbandieri provarono a rimuoverlo con scarsi risultati e molti morti.
Il metanolo non ha sapore, quindi chi lo beve non sente la differenza. Se ne accorge al risveglio, quando il metanolo si è scisso in formaldeide e acido formico, che attacca i bulbi oculari e rende ciechi. Se è troppo arriva anche a inibire l’assorbimento di ossigeno, tanto da causare 10,000 morti tra il 1920 e il 1933.
Ma le gambe di Pippo erano una storia diversa.
Dopo aver documentato oltre 60 casi trovarono un solo pattern in comune: il Jamaica Ginger. Si trattava dell’ennesimo bitter spacciato per medicinale, ovvero un intruglio vago di erbe, droghe spassose tipo cocaina e oppio, ma soprattutto alcool in percentuali mostruose.
Questi “sciroppi” erano l’unico modo per avere alcoolici in casa, e la gente che non voleva avere a che fare coi contrabbandieri ne faceva scorte ingenti. Poi li mescolava a bevande analcoliche tipo succhi di frutta e aveva dei cocktail accettabili. Il Giamaica ginger, chiamato “Jake”, esisteva dal 1863 e non aveva mai creato problemi.
Ora invece aveva una malattia che si era meritata il nome di Jake’s leg.
Dopo analisi complicate e abborracciate – era pur sempre il primo ‘900 – gli scienziati trovarono in alcune bottigliette tracce di Lindol, un plastificante usato nelle vernici e che conteneva una neurotossina. Ci era finito dentro a causa del Proibizionismo, in un certo senso.
I cervelloni al governo avevano definito lo zenzero giamaicano una fonte potenziale di alcool illecito, così nel 1921 era stato imposto che ogni farmaco da banco contenesse dell’oleoresina di zenzero, una sostanza amarissima che li rendeva imbevibili. Era un modo simpatico per scoraggiare il consumo ricreativo dei farmaci.
Le medicine, però, erano diventate imbevibili.
Le aziende farmaceutiche, nel tentativo di renderle più sopportabili, avevano iniziato ad aggiungere olio di ricino, o melassa, o glicerina, qualsiasi cosa pur di passare le ispezioni ma rendere il sapore delle medicine meno terribile. Tra queste, la HUB products di Boston avevano optato per l’olio di ricino. Poi le aziende che lo producevano fiutarono l’affare e il prezzo schizzò alle stelle, costringendoli a trovare un altro sostituto. Disperati, avevano trovato il Lidol. Dopotutto, al palato era molto dolce.
Oggi viene usato ancora nei liquidi refrigeranti.