Pensioni ultime notizie: riforma previdenziale a rischio con crisi di governo?
Pensioni ultime notizie: come ben sapete, il 2021 è stato abbastanza avaro di novità sul fronte previdenziale. Per il 2022, invece, è attesa una riforma del sistema previdenziale che toccherà molti punti e renderà inediti diversi scenari. Innanzitutto la sostituzione di Quota 100, che terminerà il 31 dicembre 2021, plausibilmente con Quota 102, ipotesi più in voga nelle ultime settimane. Inoltre c’è da rammentare la resa strutturale dell’Ape sociale, con la possibile estensione delle categorie di lavori gravosi. Quindi, ancora, la pensione di garanzia per le generazioni di giovani lavoratori, i pensionati di domani, penalizzati da carriere discontinue e da importi bassi a causa del metodo di calcolo contributivo. Tutto questo, però, potrebbe essere messo a rischio dalla crisi di governo.
Pensioni ultime notizie: la riforma appesa alla crisi di governo
L’Italia ha avuto più crisi di governo che governanti, ormai è assodato, e questi continui cambiamenti non hanno aiutato a fornirci quell’equilibrio di cui avremo tanto bisogno. L’ennesima crisi di governo si è comunque aperta, peraltro in un momento delicato come quello della pandemia che stiamo vivendo, con una rottura praticamente insanabile tra Renzi e Conte. Ora è caccia ai responsabili, tra chi vorrebbe il proseguimento di un Conte-bis, chi opta per un Conte-ter senza Italia Viva al governo, chi vorrebbe Draghi al posto di Conte (dunque un governo tecnico) e chi vorrebbe andare subito alle elezioni. Oggi, martedì 19 gennaio 2021, sarà una giornata cruciale perché in Senato si capirà come e se si possa andare avanti. Ma intanto la riforma pensioni è in bilico.
Le misure a rischio
Sono diverse le misure di cui si discute e che potrebbero essere varate nella prossima riforma previdenziale, tra cui l’attesa Quota 102, che per l’appunto andrebbe a sostituire Quota 100. I requisiti per l’accesso alla pensione sarebbero due in più sotto il livello anagrafico rispetto a Quota 100: si potrebbe dunque uscire in anticipo con almeno 64 anni di età e 38 anni di contributi, ma sarebbe prevista anche una penalizzazione, o con il calcolo per intero con il metodo contributivo dell’assegno per ogni anno di uscita anticipata, oppure con la penalità del 2,8-3% sull’importo previdenziale, sempre per ogni anno di uscita anticipata. A rischio anche la possibilità di rendere strutturale l’Ape sociale, mentre sulla pensione di garanzia c’è ancora un ampio discorso da fare, visto che si tratta dell’argomento più complesso. Tutto questo mentre nel 2021 i pensionati non riceveranno alcun aumento sull’assegno, salvo per un conguaglio di 10 euro annui, a causa della revisione della rivalutazione 2020 (per il 2021, invece, il valore è pari allo zero). Non resta dunque che seguire con vivo interesse gli aggiornamenti e gli sviluppi della questione politica.
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