Nella redazione di un rinomato quotidiano è tempo di brainstorming
Diciamocelo, lo stipendio non interessa a nessuno: oggi, in quest’Italia giallorossa, l’importante sono i bei gesti e la buona volontà.
Il direttore si siede al tavolo della sala riunioni vuota. Davanti a lui, sul megaschermo, appaiono una ventina di quadratini con i volti stralunati dei giornalisti. Per una mezz’ora si domandano l’un l’altro se si sentono e si vedono, regolando i volumi dei microfoni che in un paio di casi esplodono assordando i presenti. Poi, con la faccia di chi ha visto il proprio patibolo, il direttore prende la parola:
«Allora, stiamo attraversando un momento disastroso. Salvini non va più da nessuna parte, non fa dichiarazioni, non c’è più il nemico. Al governo abbiamo il Movimento 3- e i nostri. Siamo costretti a dire che la vita è bella e che i cuori degli italiani trasudano gioia.»
«Direttore, stiamo tutti barricati in casa, molti sono disoccupati coi risparmi che calano, i farmacisti che gli grattano il cervello e i parenti che trapassano salutandoli sull’ipad. Che gioia?»
«Tsk, scusami, Francesca, ma io il mondo un po’ l’ho girato» dice un caporedattore, aggiustandosi le cuffie «E devi sapere che in Cina la parola crisi è composta da-
Due figure nere entrano nell’inquadratura, gli ficcano un cappuccio in testa, lo riempiono di botte e lo trascinano via. Prima di uscire, uno dei due strappa la webcam.
Il collegamento si interrompe.
«Nell’attesa che il nostro proditoriamente inviato in Afghanistan ci racconti le meraviglie del sesso zoofilo, voglio storie allegre. La bellezza di reinventarsi: piloti che diventano rider. Gioiellieri che diventano rider. Commercialisti. Fotomodelli. Ingegneri. Tutti felici che guadagnano montagne di soldi grazie alla gig economy, fanno movimento green, si tengono in forma, hanno “voglia di fare”. E poi via con la critica alla società borghese, la gentilezza della periferia…» dice il direttore con sguardo sognante «…milionari felici in un ambiente sano e meritocratico.»
«Scusi, ma se è così meraviglioso, perché non andate a farlo anche voi?» domanda un volto nel megaschermo. In aula piomba il silenzio.
«E tu chi sei?»
«Marco Bianchi, anni 12, sono qui al posto di mio padre che adesso non può, è in bagno a piangere.»
«Ah. Bè, Marco, la tua domanda provocatoria ha colpito nel segno: potremmo fare un reportage dall’interno, mandare tuo padre a fare il rider, così ci racconta quant’è bello e meraviglioso…»
«Lo fa già. Con quello che gli date voi mica ci campa, eh.»
«Come dici? Marco, ti sentiamo male, Marco. Pronto? Peccato, dobbiamo aver perso il collegamento. Altre idee?»
«Ce l’ho io» dice la ragazza «rider si reinventa: lavoravo a due euro a consegna, ora lavoro a un euro e sono felice.»
«SPLENDIDO!» sbotta il direttore «QUESTO È LO SPIRITO. La decrescita felice, lavorare gratis per fare la rivoluzione, il volontariato, il bel gesto. Guarda, Francesca, te lo dico: se continui così potrei addirittura pagarti, un giorno. Via, via: al lavoro. È un altro giorno splendido, nell’Italia giallorossa.»