Plus/Minus: la volata finale NBA si tinge di azzurro
Mancano circa venti partite alla fine della stagione NBA, e la corsa ai play off si fa sempre più interessante e agguerrita. Da est a ovest le squadre si danno battaglia per un posto nelle migliori sedici o per migliorare la propria posizione nel tabellone di maggio, e Plus/Minus non perde occasione per dire la sua sulla situazione.
Italiani brava gente
Buone notizie dal fronte azzurro. I quattro nostri connazionali hanno superato problemi fisici e ambientali assortiti e stanno dando segnali importanti anche in vista degli europei di settembre.
Bargnani è rientrato dopo mesi di calvario e si è ritrovato nella peggior squadra NBA (sì, peggio anche di Phila, Minnesota e Los Angeles, bilancio vittorie-sconfitte alla mano). Sta comunque giocando minuti e a cifre decisamente buone che parlano di 13,6 punti e 4,3 rimbalzi a partita.
Anche Gallinari a Denver non farà i play off, ma i suoi Nuggets stanno dando qualche segno di vita dopo una stagione anonima. Danilo ha recuperato al meglio dall’intervento al ginocchio di qualche mese fa e pure l’esonero del coach ci ha messo del suo secondo noi a migliorare la situazione. Cacciato Shaw, il suo assistente Hunt ha ricevuto il timone e ora la squadra ha messo insieme anche tre W in fila con ottime prestazioni del nostro.
Ad ovest chi i play off li farà sicuramente è Belinelli, con i suoi Spurs che pare abbiano iniziato a sentire odore di post season risvegliandosi da un periodo piuttosto negativo. Sei le vittorie in fila per gli speroni prima di arrendersi alla mostruosa prestazione di Kyrie Irving in overtime. Chi li dava per morti si dovrà ricredere come al solito, e a maggio i conti andranno fatti anche con loro.
Chiudiamo la parentesi azzurra con Gigi Datome, che a Boston ha trovato lo spazio che a Detroit non gli è stato mai concesso. Finalmente pare che Gigi sia entrato stabilmente in rotazione, regalando anche un paio di partite da oltre venti minuti e doppia cifra al seguito. Sicuramente un gran passo avanti per il ragazzo, che aveva bisogno solo di un po’ di fiducia e continuità. Boston fra l’altro è ancora ampiamente in corsa per il posto numero otto, e questo da ancora più risalto e valore allo spazio che coach Stevens gli sta dando.
Un nuovo eroe mascherato
Sembrava potesse essere un plebiscito bulgaro il premio di MVP a Steph Curry, saldamente al primo posto della western conference coi suoi Warriors, ma a suon di quarantelli conditi da triple doppie in serie, Russel Westbrook sta facendo ripensare parecchi in merito alla scelta finale. Russ, anche per la prolungata assenza di Durant, ha preso ancor più in mano la squadra con una serie di prestazioni irreali. Non è riuscito a fermarlo nemmeno la frattura dello zigomo che lo ha bloccato per un paio di partite appena. Tempo di operarsi e poi è tornato in campo con una maschera protettiva. Questo naturalmente non gli ha impedito di continuare a sfornare prestazioni che hanno scomodato (parlando di numeri) perfino sua santità col 23 di Chicago. Ora Westbrook è primo per punti segnati ma l’ottavo posto è assolutamente ancora ben lontano dall’essere raggiunto, perché i Pelicans del mostruoso Anthony Davis (22 anni da pochissimo. Auguri a lui e agli avversari soprattutto!) viaggiano fortissimo con otto delle ultime dieci portate a casa (6-4 per OKC) e a parità di record -come in questo momento- avrebbero pure gli scontri diretti a favore. Sarà lotta fino all’ultima giornata. Davanti balbettano un po’ i Clippers, ancora orfani di Blake Griffin, e Dallas (che ha recuperato da poco Chandler Parsons), mentre una bruttissima tegola ha colpito Portland perché Wes Mathews si è rotto il tendine di Achille. Se la passano male pure a Memphis, visto che nelle ultime dieci uscite il record è perdente (4-6). Vedremo se stanno tutti tirando un po’ il fiato o se nelle prossime settimane si dovrà parlare di crisi per qualcuna di queste.
Wild wild Est
Se ad ovest ci sono le corazzate, ad est perlomeno c’è grandissimo equilibrio anche se con decisamente meno talento. Detroit ha ufficialmente abbandonato la contesa (1 vinta nelle ultime 10) e andrà a scegliere al draft nelle prime 14, mentre tra la settima e la decima posizione è guerra aperta. Complessivamente infatti, Indiana, Charlotte e Boston hanno vinto ventitré delle ultime trenta partite che hanno giocato (pari al 77% se vi piacciono le percentuali) e Miami è al 50% pur senza Bosh. I Bobcats dopo una flessione si sono ripresi, Boston non molla e Indiana ha semplicemente il miglior record NBA dopo la pausa dell’all star game (9-1). Al mento a restare fuori sarebbero Celtics e Heat, ma la situazione cambia davvero di giorno in giorno rendendo entusiasmante la volata finale. Nelle posizioni di testa Atlanta ha centrato per prima il traguardo delle cinquanta W stagionali ed è qualificata già per i play off. Perdono invece colpi i Bucks (3-7 il bilancio recente) e soprattutto i Raptors, a sole due vinte in dieci gare. Toronto ora sembra lontana parente della fuoriserie vista a inizio stagione. Vedremo se sapranno recuperare in tempo per le sfide che contano davvero. Male anche Bulls (senza Rose sono al 40% di vittorie) e Wizards (idem, ma vengono da due vittorie consecutive). Sorridono solo i Cavs di King James, attualmente secondi e reduci dal “sacco” di San Antonio, dove il buon Irving ha chiuso con 57 punti e 7/7 da tre, compresa la bomba che è valsa il supplementare (Pop, proprio non vogliamo spenderlo sto fallo allo scadere eh?). Davvero niente male.
Chiudiamo infine con un pensiero per Craig Sager, bordocampista NBA celebre per le improbabili giacche colorate e stravaganti. Il giornalista aveva dovuto abbandonare il microfono mesi fa per sottoporsi a chemioterapia e combattere la leucemia che aveva contratto. Grande gioia quindi nell’apprendere del suo ritorno e tanti attestati di stima e messaggi di bentornato, a cui aggiungiamo ovviamente anche il nostro!