Su quel maledetto Airbus A320 della Germanwings schiantatosi ieri sulle Alpi francesi, dovevano esserci anche calciatori e staff del Dalkurd. La squadra militante nella terza serie svedese, aveva da qualche giorno terminato un periodo di stage ed amichevoli in Spagna e, per far ritorno a Börlange, si sarebbe dovuta imbarcare sul volo della compagnia low cost tedesca diretto a Düsseldorf.
“Siamo stati molto, molto fortunati perché dovevamo esserci noi su quell’aereo”
Intervistato dal quotidiano francese L’Equipe, Adil Kizil, il direttore sportivo del club svedese racconta la mattinata di terrore vissuta ieri dopo la partenza dall’aeroporto di Barcellona. “Su quel volo Germanwings dovevamo esserci tutti noi” dichiara, “non vedevamo l’ora di tornare in Svezia e raccontare ai nostri tifosi questa meravigliosa esperienza”. Per un niente però, questo viaggio sognato da una vita, poteva trasformarsi in una tragedia: “Avevamo fretta di tornare a casa e, per non aspettare troppo tempo a Düsseldorf, abbiamo deciso di cambiare i piani e di dividerci su altri voli diretti a Monaco di Baviera”. Kizil, che per conto del club esprime vicinanza alle famiglie delle 150 vittime, confessa di aver vissuto ore di grande preoccupazione nell’attendere l’arrivo di calciatori e staff all’aeroporto bavarese.
Vi sänder våra djupaste kondoleanser till alla de drabbade av dagens hemska tragedi i Frankrike. Må ni vila i frid. #4U9525
— Dalkurd FF (@DalkurdFF) 24 Marzo 2015
Miracolo svedese
Il Dalkurd è un club nato poco più di dieci anni fa da un gruppetto di figli di immigrati del Kurdistan, di cui porta i colori. Quasi nessuno dei componenti la rosa, ha origini svedesi: ci sono infatti figli di immigrati curdi, ma anche africani, balcanici ed asiatici. Dall’anno di fondazione (2004,ndr) ad oggi, il Dalkurd ne ha fatta di strada iniziando dai campi dilettantistici fino ad arrivare in Prima Divisione, l’equivalente della Lega Pro italiana. In Svezia il club è piuttosto famoso per le brillanti politiche di integrazione e di lotta al razzismo: il calcio, secondo il modello Dalkurd, è lo strumento migliore per far incontrare uomini e donne di diverse culture.