Alla fine la “march madness” che accompagna come ogni anno il torneo NCAA di basket ha emesso il suo verdetto. Al termine di una spettacolare final Four che ha riempito il Lucas Oil Stadium di Indianapolis in ogni ordine di posto (67.000 spettatori anche per vedere gli… allenamenti del venerdì!) l’ha spuntata Duke, che in semifinale si è sbarazzata abbastanza agevolmente di Michigan State del sempre presente coach Tom Izzo per 81-61, e poi in finale di Wisconsin, che era forse la favola più accattivante del torneo, per 68-63 al termine di una gara intensa ed elettrizzante.
Quinto titolo per coach K
Per Mike Krzyzewsky (me per tutti ormai coach K), allenatore della nazionale americana campione del mondo e da trentacinque anni (sui quaranta di carriera) sulla panchina di una delle più celebri e prestigiose università degli Stati Uniti, e non solo in campo cestistico, si tratta della quinta vittoria in carriera, che di diritto lo eleva ancora di più nell’Olimpo dei grandi di questo sport. Non è stata impresa semplice avere ragione di una Wisconsin mai doma, che a metà del secondo tempo aveva accumulato un vantaggio importante (48-39 dopo il 31 pari dell’intervallo). Ma a quel punto la “madness” ha prodotto probabilmente il suo meglio, catapultando alle luci della ribalta uno degli eroi più impensabili: il rookie Grayson Allen, utilizzato pochissimo in stagione fino a quel momento. Con 16 punti in 21 minuti (solo una volta è stato in campo di più in tutto l’anno, per intenderci), di cui sette fondamentali per ricucire lo strappo, Allen è stato l’uomo che per primo ha suonato la carica della rimonta, che nel finale è stata capitalizzata poi da un altro rookie non certo di primissimo piano (ma solo rispetto ai vari Okafor e Winslow – probabili primissime scelte del prossimo draft), il playmaker Tyus Jones (21) che ha sorpassato a 4′ dalla fine con una tripla e poi ha chiuso il conto a 90” dal termine con un altro siluro dall’angolo, scrivendo sul tabellone il 66-58 decisivo.
Onore ai vinti
I Badgers dal canto loro hanno avuto un eccellente Kaminsky (21) ma nel momento di chiudere il match hanno sbagliato un paio di appoggi facili, perso qualche palla di troppo e iniziato a pasticciare più del normale. Incredibile per una squadra con tanti giocatori al terzo o quarto anno che dell’esperienza e freddezza nei momenti chiave hanno fatto il loro marchio di fabbrica (anche se parliamo pur sempre di ragazzi di vent’anni). Una squadra che dopo l’eliminazione in semifinale lo scorso anno per opera di Kentucky sembrava quella del destino. Proprio contro i favoriti ed imbattuti Wildcats infatti i biancorossi avevano ribaltato ogni pronostico ed assaporato la loro vendetta, affermandosi nel finale per 81-74 e accarezzando un sogno che all’alba (italiana. Si è giocato dalle 3:18 di mattina fino oltre le cinque) è svanito lasciando solo amare lacrime per i ragazzi di Bo Ryan. Queste, al di là della splendida cavalcata della squadra del destino, rimarranno impresse più di tutto nella memoria. A ricordarci che il basket spesso è tanto ingiusto quanto meraviglioso.