E’ trascorso un mese da quando Beppe Furino ha ufficializzato la sua candidatura a sindaco della città di Moncalieri supportato dalla coalizione di centro destra. La cittadina a pochi km a sud di Torino in cui vive, da più di trentanni, l’ex campione della Juventus è chiamata a scegliere la prossima giunta comunale a fine maggio e la campagna elettorale sta entrando nel vivo. I candidati, oltre a Furino, sono Luca Salvatore (M5S) e Paolo Montagna (PD) che ha vinto le del centro sinistra e che andrà a sostituire il sindaco uscente Roberta Meo come leader del PD. Abbiamo avuto la possibilità di intervistare Beppe Furino a proposito della sua candidatura e, ovviamente, non era possibile tralasciare la sua più grande passione: la Juventus.
L’annuncio della sua candidatura è stato un po’ una sorpresa. Perché ha deciso di candidarsi alla carica di sindaco di Moncalieri?
Bella domanda. Mi candido perché mi sono accorto, all’età di sessantotto anni, che volevo fare qualcosa per la città in cui abito da trent’anni. Trovo Moncalieri in un deciso declino e non ritengo gli amministratori attuali, e quelli che li hanno preceduti, adatti a risolvere questa situazione di declino in cui è caduta la mia città. E’ un peccato perché la città in cui io scelsi di vivere era un’altra città: accogliente, pulita, bella, laboriosa e dove le persone venivano a vivere per l’ospitalità del luogo e per le possibilità di lavoro; oggi i giovani se ne vanno via. Ho deciso di candidarmi visto che gli attuali amministratori non hanno le soluzioni per riportare Moncalieri ad essere una città adeguata. Io faccio fatica a trovare qualcosa che vada bene: la mia è oggi una città sporca, malgestita, insicura… come si fa a vivere senza sviluppo, senza lavoro e senza possibilità per il tempo libero? I giovani non hanno possibilità di lavoro, i negozi chiudono e non vengono organizzati eventi. Io mi candido perché vorrei che Moncalieri fosse quella che ho trovato io trentanni fa.
Il suo motto è “Il mio partito è Moncalieri” eppure alle spalla ha una coalizione di centro destra. Quali sono le sue ideologie politiche?
Io sono un moderato. Io ero legato come ideologia al vecchio Partito Repubblicano, io oggi non sono di destra o di sinistra, sono apartitico. Quello che mi interessa è che il cittadino possa votarmi soprattutto vista la mia distanza dalla vocazione politica: io non prendo ordini da nessun partito. Mi interessa la mia città, non ho un’ideologia politica che mi sorregge e non faccio politica per professione. Io credo che il politico, soprattutto in una città di 50 mila abitanti, debba essere legato più al territorio che al partito e che debba rispondere ad una logica di sviluppo cittadino, non alle logiche di partito. Ci sono troppo persone legate ai partiti che pensano solo alle logiche di partito e non al bene della città.
Cosa ne pensa di Berlusconi e di Renzi?
A me non interessa nessuno dei due. A me interessa che a livello locale io abbia le persone giuste per far emergere questa città, che siano di destra o di sinistra. L’importante è aver chiaro l’obiettivo cui uno vuole arrivare poi se ci si arriva da destra o da sinistra non importa, l’importante è raggiungerlo.
Ai tempi in cui era un giocatore quanto contava la politica nel calcio? Si parlava di politica negli spogliatoi?
Ai miei tempi si parlava di politica in maniera molto superficiale: eravamo tutti persone con un certo senno, moderate. Poi qualcuno era più a destra, qualcuno più a sinistra, ma c’era un sostanziale equilibrio.
Quanto ha influito, se ha influito, la sua carriera calcistica sulla candidatura?
Il fatto di essere un ex calciatore non ha influito per nulla sulla decisione di candidarmi: dopo la mia carriera calcistica non sono rimasto nell’ambiente sportivo, a parte qualche anno come direttore del settore giovanile, ma mi sono aperto un’agenzia assicurativa e sono un assicuratore da trentanni qua a Moncalieri.
Quanto sport c’è nel suo programma?
Altra bella domanda. C’è molto dello sport nel mio programma perché, anche in questo campo, c’è tanto da fare. Mi meraviglio che il vecchio assessore allo sport abbia fatto così poco durante il suo mandato. Uno degli obiettivi essenziali sarà quello di aprire finalmente la piscina, che è una nota dolente della città.
Cosa pensa debba fare un buon sindaco a livello sportivo?
Un sindaco deve poter far sviluppare lo sport fra i giovani e mettere a disposizione dei ragazzi delle attrezzature adeguate che spesso mancano. Il fatto che per anni non si trovi il modo per aprire una piscina è esemplare: ci sono tante persone che vogliono fare nuoto o che devono fare rieducazione e che devono andare a Nichelino o a Torino per fare fisioterapia con l’acqua. Moncalieri è una città dove il giovane viene abbandonato a se stesso anche sotto il profilo sportivo.
Perchè non ha mai pensato di fare l’allenatore o il giornalista sportivo?
Quando mi ritirai come giocatore avevo già avviato la mia attività da assicuratore da qualche tempo e quindi mi sono concentrato su quello.
Gioco: se lei fosse presidente del consiglio che squadra di governo metterebbe in piedi?
Premesso che io ho settantanni, questa sarà la mia unica esperienza politica: anche dovessi vincere fra cinque anni non mi ricandiderò più. Facciamo questo gioco: fossi il presidente del consiglio chiaramente mi ispirerei alla Juventus che è una società ai vertici per organizzazione, tradizione e cultura. Metterei più giocatori della Juventus possibili, potessi mettere anche qualche straniero metterei la Juventus al completo. Chiaramente utilizzerei la squadra di oggi: i giocatori di un tempo ormai sono tutti vecchi babbioni come me.
Se lei fosse presidente federale che misure attuerebbe?
Se fossi presidente federale ridurrei il numero dei giocatori stranieri, al massimo tre per squadra, e vieterei l’acquisto di giovani stranieri da inserire nei vivai. Farei una rivoluzione drastica senza alternative. Istituirei dei corsi dedicati alla formazione degli istruttori giovanili in modo tale che le scuole calcio abbiano uno staff preparato. Abolirei, inoltre, a livello giovanile l’agonismo: solo lavoro tecnico e partitelle amichevoli senza campionati.
Se fosse presidente della Juventus?
Io ero juventino prima di diventare calciatore, sono un tifoso da sempre. Sostituire l’attuale presidente sarebbe molto complicato anche perché è troppo bravo; è più semplice sostituire l’attuale sindaco di Moncalieri visti i ventanni di amministrazione disastrosa.
Cosa pensa della Juve di oggi?
I risultati parlano chiaro: la società della Juventus è ai vertici in Italia ed è fra le società meglio organizzate del mondo. Sicuramente ce ne sono, ma io ho un’idea di calcio tutta mia che non è detto sia vincente: inserirei sempre dei giovani nella rosa. Non so se, visto questo mio pensiero, avrei mai preso uno come Tevez che, invece, è stato un’acquisto vincente e Marotta è stato bravissimo.
Dove può arrivare la Juventus in Europa?
Nel calcio non si fanno mai pronostici, non si dice mai nulla per scaramanzia. Penso però che questa squadra sia ben organizzata e composta da giocatori con dei valori fondamentali che sono carattere, determinazione, volontà e sacrificio. Sono valori morali senza di quali nessun calciatore, anche bravo, può raggiungere dei risultati.
Invece dove può arrivare Furino alle prossime elezioni?
Come nel calcio, anche nella politica, non si fanno pronostici. Io mi affido alle persone e alla passione dei cittadini. Se vogliono vedere cambiare le cose devono decisamente cambiare indirizzo.
Trova più difficile assicurarsi il voto dei tifosi granata o delle persone di sinistra?
Non so. Quelli del Torino non sono difficili da convicere anche perché, quando si parla di politica, lo sport e le passioni calcistiche passano in secondo piano e non contano più nulla. Devo dire che in questo caso vorrei convincere anche uno di sinistra, gli direi: “Dammi il voto, poi fra cinque anni vedremo come sarà la città.”
In bocca al lupo a Beppe Furino e a tutti gli altri candidati alle prossime elezioni amministrative.