Il 4 Maggio di 66 anni fa un aereo, di ritorno da Lisbona precipitava schiantandosi sulle colline torinesi di Superga. A bordo c’erano i giocatori del Torino, di ritorno da una partita disputata contro il Benfica. Quel giorno non morirono soltanto delle persone, morì un pezzo del calcio italiano e internazionale. Morì il Grande Torino, una squadra che era riuscita a vincere 5 scudetti di fila, dal 1942 al 1949 e che aveva visto, su una rosa di 11 giocatori, 10 indossare la maglia azzurra e dare lustro all’Italia.
Il ricordo della tragedia
Oggi, a 66 anni dalla tragedia, il primo che ha voluto ricordare l’accaduto è stato il presidente della Figc, Carlo Tavecchio:” Superga è un simbolo, un luogo sospeso tra una realtà dolorosa e un sogno fascinoso che ha segnato la storia del dopoguerra italiano”. Infatti il Grande Torino, negli anni immediatamente successivi alla guerra, era visto dai tifosi come il simbolo della ripresa dell’Italia. Anche il Torino renderà omaggio ai caduti recandosi a Superga dove verrà tenuta una Messa commemorativa, officiata dal cappellano granata don Aldo Rabino, dopodiché il capitano, Kamil Glik, leggera i nomi dei giocatori del Grande Torino di fronte alla lapide.
Una tragedia che unisce
In questo giornata di ricordo, in Italia e non solo, il Grande Torino viene ricordato da tutti e la sensazione che pervade questo momento è una sensazione di forte unione. Il Torino degli Invincibili, riesce, ancora una volta, a fare qualcosa di eccezionale. La squadra di Egri Erbstein, 66 anni dopo, riesce a portare tutto il mondo del calcio sullo stesso livello, a cancellare ogni odio tra tifoserie perché, nel ricordo di questa tragedia, ognuno si sente in dovere di rendere i più sinceri omaggi ad una squadra che ha rappresentato l’Italia intera portando la speranza nel nostro paese