Italia, mondiali, Brasile 2014.
Se a sentire queste parole vi vengono in mente il morso di Suarez, la figuraccia col Costarica e la precoce eliminazione della nostra nazionale, non c’è niente di strano, perché di certo è questa la storia più conosciuta, pubblicizzata e raccontata dell’estate scorsa.
C’è però anche la storia di un’altra nazionale, partita lontana dai riflettori mediatici e che in pochi conoscono, nella quale siamo incappati come nel più classico messaggio nella bottiglia versione ventunesimo secolo. L’evento infatti sono i mondiali di basket universitario di 3 contro 3, disciplina che anche in Italia (e non solo) sta prendendo sempre più piede grazie a numerose iniziative e tornei estivi sempre più rinomati, e che ha coinvolto anche la nazionale sia a livello maschile che femminile. La storia in realtà parte circa due anni prima, quando in Serbia le ragazze rientrano dal primo torneo del genere a livello nazionale con al collo la medaglia d’oro, e l’invito al mondiale ne è quindi una diretta conseguenza.
I dettagli della storia, o almeno quelli che vi possiamo far sapere, ce li racconta Alessandra Tava, una delle quattro atlete che prendono parte alla spedizione. Una che il termine “cartola”, come dicono a Bologna, riesce a descrivere a fatica. Una che se la prende -e sono parole sue- perché il primo tassista brasiliano con cui lei e le altre ragazze hanno a che fare durante una sortita fuori dal ritiro, la apostrofa come “engraçada”, che è vero che in italiano suona malino, ma in portoghese si può tradurre come “divertente”, e magari la prossima volta un dizionario locale potrebbe essere utile portarselo dietro.. Questa, in breve, è la nostra fonte, e questo è il resoconto della sua esperienza ai mondiali di 3 contro 3 di Salvador de Bahia.
La delegazione azzurra
La delegazione azzurra parte da Roma il 14 settembre 2014. Al comando della truppa Mauro -per tutti Maurone- Nasciuti. Come staff medico il fisioterapista della nazionale maschile under 18 Francesco Ferri e con la console dei comandi in mano l’allenatrice ed ex giocatrice Monica Stazzonelli. Poi naturalmente le atlete: Giulia Arturi, Alessandra Visconti, Alice Quarta e appunto Alessandra Tava.
Dopo un viaggio infinito, il solo obiettivo a cui si riesce a pensare è quello di un letto per smaltire volo e fuso orario, ma già la mattina seguente le nostre non si lasciano scappare l’opportunità di fare un po’ le turiste partendo proprio dalla città vecchia, il luogo più caratteristico. Il Brasile folgora in tanti modi. Uno è quello delle sue esasperate contraddizioni. La ricchezza ad un passo, e la favela a quello dopo.
“Nel tragitto dall’albergo al centro ho visto cose che non mi sarei mai aspettata di vedere. Ok, è risaputo che in questi posti c’è povertà ma non pensavo sarebbe stato così toccante vederlo coi miei occhi. Le famigerate favelas distano poche centinaia di metri da palazzoni ultra moderni, si passa dall’attraversare strade in cui veramente sembra di essere in un altro mondo, dove il degrado è tangibile, per arrivare in zone appena rifatte come la piazza di fronte allo stadio, sistemata per i mondiali di calcio.”
Ecco, appunto. Un quadro perfetto, in cui puoi trovarti a rischio di farti scippare il portafoglio (salvataggio con recupero di Arturi che non finisce sugli scout, ma che vale decisamente di più), ma anche di far illuminare di felicità un paio di bimbetti locali offrendo loro un semplice gelato.
“Nelle due ore in giro per la città siamo venute a contatto con una cultura totalmente diversa dalla nostra, con gente diversa. Sembrava di essere tornate indietro nel tempo. C’erano signori di una certa età che che giocavano a carte per la strada, c’erano bambini che andavano a lezione di tamburo e tu passeggiando li potevi sentire anche da lontano, c’erano case di tutti i colori ma soprattutto c’era tanta allegria.” Il Brasile folgora in tanti modi..
Passato in relax il primo giorno ed effettuato il doveroso ambientamento, le ragazze prendono confidenza la mattina seguente col campo in cui dovranno giocare. Esisteranno sicuramente luoghi migliori in cui fare attività sportiva di uno con vista sull’oceano Atlantico, sulla costa brasiliana, in una giornata di fine estate, ma al momento perdonateci ma non ce ne vengono in mente.
Sentirsi dire che anche la parte di atletica risultava quasi piacevole credo si commenti già da solo. Oh poi ci sarebbero pure le avversarie.. Francesi bene ma non benissimo. Squadra forte sia tecnicamente che fisicamente. Brasile ahia. “Stangone dalla pelle di ebano e col fisico scolpito. Tutte rigorosamente più alte di noi..” Oh però adesso arrivan le cinesi, e le cinesi si sa che sono tutte piccole di statura! Picche anche stavolta. Arturi (sempre quella del salvataggio di cui sopra) sentenzia “Bene ragazze, direi che siamo le banchiere del torneo”. Le azzurre però dominano letteralmente in simpatia, e abbiamo un vago sospetto, questa volta non confermato, di chi possa essere il contributo più sostanzioso alla socializzazione con le altre delegazioni.
Il torneo
Il 18 iniziano finalmente le partite. L’esordio è con le cinesi, e se è vero che chi ben comincia è a metà dell’opera, la prospettiva è DISASTRO. Le cinesi ci rullano e chiudono 18-8 senza ammettere repliche. Impatto pessimo, ma c’è di peggio. Coach Monica catechizza le ragazze a dovere toccando le corde giuste, e così la seconda partita nel pomeriggio porta il primo successo contro la seconda squadra delle padrone di casa.
Il giorno seguente le avversarie sono Israele e Romania. Si vince con la prima (sulla carta la più forte delle due) e si rimanda la seconda al giorno dopo per condensa sul campo. Giocare in riva al mare qualche controindicazione dovrà pur darla no?
Con la qualificazione già praticamente in tasca le ragazze patiscono contro le rumene la classica sconfitta indolore e passano ai quarti dove trovano la seconda delegazione cinese. La sconfitta del mattino qualcosa di buono ha portato, per esempio la lezione che senza difesa non si vince, e così le azzurre passano in semifinale entrando nelle prime quattro del torneo.
“Le altre tre squadre erano Francia, Cina e Brasile. Sulla carta tutte probabilmente più forti di noi, ma le banchiere volevano dire la loro”.
Contro le padrone di casa e la loro prima squadra il risultato punisce Alessandra e compagne nonostante un match giocato quasi alla pari. La formula del torneo però non permette di avere nemmeno il tempo di rimuginare sulla sconfitta, perché dopo poco più di un’ora c’è subito la finalina per il bronzo contro le cinesi della rullata all’esordio. Ancora una volta le parole del coach sono chiare: “Su dieci incontri loro vincono nove volte, ma stasera potrebbe essere QUELLA volta”, e le ragazze ci credono più che mai. Le asiatiche sbagliano più che all’esordio, perché è pur sempre una gara per le medaglie e la palla pesa anche per loro. Si arriva sul 20 pari e le regole sono chiare: vince chi per primo arriva a 21. Palla al play cinese che va in sospensione dopo due palleggi. Arresto, tiro ma la palla va corta. Tocca a noi tirare per vincere, e questa volta è QUELLA volta. Tava segna e l’Italia, quella senza riflettori e circo mediatico intorno, va sul podio ai mondiali in Brasile per una meritatissima medaglia di bronzo.
Si festeggia in campo, si festeggerà la sera per la cerimonia di fine mondiale (e in quanto a festeggiamenti i brasiliani due o tre cose le san spiegare anche loro), ma come detto all’inizio, ci sono cose che si possono raccontare, e altre che invece è giusto siano lasciate esclusivamente all’immaginazione di chi legge.
E poi, mentre partono i titoli di coda insieme col pullman che riporta la nostra nazionale in aeroporto, si vede arrivare da lontano un taxi che accosta e da cui scende il tassista “engraçado”, quello del primo giorno con cui le ragazze (chiarito l’equivoco) avevano legato e scherzato. È arrivato apposta per salutarle, e sfoggia la spilla della bandiera italiana, regalatagli dalle ragazze in quell’occasione, ben appuntata sulla giacca. Come se dover ripartire da un posto come quello e dopo un’esperienza così non facesse venire il magone già da solo. Il Brasile folgora in tanti modi.