Plus/Minus NBA Finals: duello spettacolare. 3-2 Warriors
Serie di finali NBA meravigliosa. C’è poco da aggiungere. Abbiamo lasciato gli Warriors sotto 2-1 e con le spalle al muro per gara 4 a Cleveland e ce li ritroviamo avanti 3-2 dopo la quinta partita in terra californiana. Che è successo nel frattempo?
Kerr svolta in gara 4
Steve Kerr, come ampiamente prevedibile, ha proposto le tanto attese varianti tattiche per ritrovare il ritmo e l’intensità che la sua squadra sembrava avere smarrito all’inizio della serie. Il sacrificato è stato Bogut, che insieme ad Ezeli e Speights ha giocato per un totale di cinque minuti. Al suo posto in quintetto è andato per la prima volta in stagione Andre Iguodala, tra attacco e difesa il miglior giocatore dei Warriors fino a quel momento (come confermato poi anche dal suo stesso allenatore). L’ala ex Sixer e Nuggets ha chiuso con il suo massimo in stagione nei punti (22) e la solita difesa di sacrificio su James. James che dall’altra parte sembra aver amministrato le sue energie tirando “solo” 22 volte rispetto alle quasi quaranta dei primi tre episodi.
Morale della favola Cleveland ha dominato a rimbalzo offensivo 16-6 e ha trovato la grande prestazione di Mozgov (28 e 10 rimbalzi in 33 minuti) ma ha poi ceduto di schianto nel secondo tempo, finendo a -21 e con la netta impressione che, dopo la metà dell’ultimo quarto, i senatori amministrassero le energie in vista della quinta. Scelta anche legittima perché, giova sempre ricordarlo, due delle tre stelle di Cleveland sono ai box per infortunio e la rotazione è cortissima.
Pivotal game 5
Gara 5 era considerata da quasi tutti gli addetti ai lavori “pivotal”, come dicono in America, cioè la gara attorno al cui esito ruota tutto il resto della serie. I Cavs partono male col quintetto classico e si trovano subito sotto 8-2. Blatt allora getta la maschera e sacrifica lui stesso il proprio centro, Mozgov, utilizzandolo solo per 9 minuti in tutto e mettendo al suo posto JR Smith. L’ex Knicks dopo lo 0/8 da tre della partita precedente parte caldissimo con 4/5 e 12 punti, ma come suo solito esce poi completamente di partita dopo un inutile fallo antisportivo ai danni di Green. Da lì in avanti sarà 0/9 da tre per lui. James deve fare pentole e coperchi come al solito, alla pausa lunga è già a 20 con 8 nella casella di rimbalzi E assist, ma il punteggio è pari. Golden State è vivace ma non troppo. Green alterna ancora gran giocate a errori banali, Thompson continua a latitare, e serve un Barbosa in gran spolvero (13 per lui alla fine) per tenere lì i suoi, anche perché stavolta Lee non incide particolarmente, Bogut non vede il campo e tra Barnes, Livingston ed Ezeli il fatturato è ininfluente. L’attacco degli Warriors si accende a ondate, ma Cleveland resiste sempre e solo nel finale di terzo quarto va a -6.
Nell’ultimo periodo finalmente parte il duello a distanza che tutti aspettavano. James e Curry danno vita ad un botta e risposta degno delle migliori finali. Sono 40 (più 14 rimbalzi e 11 assist) alla fine per il 23 da Akron, comprese un paio di triple senza senso di cui una da nove metri. Per il figlio di Dell invece 37, con sette triple e sette rimbalzi.
La sfida oggettivamente sarebbe da X, ma questo è un gioco dove la squadra intorno conta, e sulla baia hanno decisamente qualcosa in più. Thompson ci mette finalmente del suo, così come Iguodala nonostante il 2/11 ai liberi, e alla fine a festeggiare sono i ragazzi di coach Kerr, oggi ad un solo passo dal titolo che a San Francisco aspettano da quarant’anni.