Il Parma è ufficialmente rinato. La nuova società, denominata Parma Calcio 1913, ripartirà dalla Serie D grazie all’aiuto di imprenditori del calibro di Guido Barilla e Paolo Pizzarotti, oltre che di gialloblu doc come Nevio Scala, nominato presidente. La nuova proprietà è senza dubbio ambiziosa e non nasconde di voler bruciare le tappe, anche se è ben consapevole che la strada nasconderà un sacco di insidie.
L’era Barilla e Scala
Parma vuole essere un modello da seguire per l’intero movimento calcistico italiano. Nel capoluogo emiliano c’è voglia di tornare grandi, un po’ come successo durante l’era Parmalat, ma anche di non commettere alcuni gravissimi errori. “In questo Parma ci sono persone perbene” dichiara Barilla, “uomini e donne che amano la città e che sono pronti a darsi da fare per tornare grandi, nonostante la strada sia appena iniziata”. Il capo del colosso alimentare precisa però, in un’intervista pubblicata quest’oggi dalla Gazzetta dello Sport, che non avrà un ruolo specifico: “Non entrerò nel Consiglio di Amministrazione ma parteciperò attivamente ai lavori”. Il presidente sarà l’ex tecnico Scala, colui che ha regalato i primi trionfi europei durante la presidenza della famiglia Tanzi.
Il nuovo calcio
Il Parma Calcio 1913 vedrà anzitutto la presenza di importanti imprenditori emiliani che sosterranno economicamente la nuova creatura. Quindi, ci sarà la presenza attiva dei tifosi che daranno vita all’azionariato popolare, modello associativo misteriosamente mal digerito dalle superpotenze e dai ‘poteri forti’ del calcio italiano. “Vogliamo un calcio biologico, quasi anticonformista”: è questa la strada che Scala e Barilla vogliono intraprendere per il nuovo Parma, ucciso dalle ultime, ‘criminali’ gestioni societarie.