Rivoluzione Juventus: “squadra che vince si cambia”.
E’ passato un anno da quando Beppe Marotta e Massimiliano Allegri furono accolti a Vinovo tra fischi e insulti, un anno di successi straordinari che ha definitivamente riportato i bianconeri tra le grandi d’Europa culminato nella finale di Berlino; un anno che ha però segnato la fine di un ciclo. Oggi, la fiducia intorno al tecnico toscano e alla dirigenza bianconera è cosi grande che anche una rivoluzione che ha portato lontano da Torino alcuni tra i principali artefici degli ultimi quattro anni di successi viene vista con cauto ottimismo. La Juventus ha trovato il coraggio, attraverso una lucida programmazione, di ripartire quasi da zero, scelta necessaria per restare al vertice.
Nasce così la prima Juventus di Massimiliano Allegri, una squadra che dovrà necessariamente essere diversa sul campo. Gli addii di Pirlo, Vidal e Tevez ( cui deve aggiungersi quello molto probabile di Llorente), vere e proprie colonne portanti dei bianconeri, andranno ad incidere non solo dal punto di vista tecnico ma anche e soprattutto sulla testa di un gruppo che dovrà trovare nuovi equilibri. Il paradosso è che a un anno di distanza sta avvenendo quella rivoluzione auspicata da Antonio Conte e non avvenuta per la resistenza del tecnico pugliese a privarsi delle proprie pedine fondamentali. Allegri, al contrario, ha colto la necessità di aprire un nuovo ciclo come una sfida avvincente e come un’opportunità di crescita per lui e per la sua “nuova Juve”.
Cosa cambia per la Juventus?
Cambia , nella nuova Juventus, molto. Cambiamento orientato soprattutto verso uno svecchiamento della rosa e finalizzato in prospettiva a creare un gruppo che possa per i prossimi anni continuare a vincere in Italia e confermarsi definitivamente in Europa; così ad ogni partenza eccellente è corrisposto l’arrivo di alcuni dei migliori giovani sulla piazza: Neto, Rugani, Zaza e Dybala rappresentano infatti quanto di meglio il nostro campionato ha messo in mostra nell’ultimo anno. Accanto a loro , la dirigenza bianconera è stata però attenta ad inserire anche altri due colpi di grandissimo spessore: Khedira e Mandzukic , giocatori di caratura internazionale che sapranno colmare quel gap di personalità dato dalle cessioni illustri. Un giusto mix dunque di spensieratezza e di esperienza, che unito alle conferme dei senatori Buffon, Marchisio, Pogba e Morata ( gli ultimi due per età, senatori lo sono un po’ meno) fa si che la Juventus anche quest’anno, almeno in Italia, parta con i favori del pronostico. Il tutto avvenuto con grande attenzione al bilancio e con plusvalenze tra arrivi e partenze di circa 30 milioni di euro.
Cosa manca?
Manca, per completare la rosa, innanzitutto un numero 10; un grande campione in grado di stravolgere gli equilibri , perfetto nel 4-3-1-2 di Allegri. La capacità di inventare, dopo l’addio di Pirlo, si sposterebbe così dal vertice basso al vertice alto del centrocampo; ed è in quella direzione che Beppe Marotta e Fabio Paratici si stanno muovendo con grande convinzione. Il nome più caldo è quello di Draxler , giovane talento dello Shalke 04 con cui la trattativa sempre ben avviata. Interessano fortemente anche Goetze, De Bruyne e Isco per i quali sembrano esserci maggiori difficoltà soprattutto economiche per le esose richieste dei rispettivi club; ma un top player arriverà: lo ha chiesto Allegri e ne ha confermato la necessità Agnelli. Arriverà poi anche un esterno sinistro ( si seguono Siqueira dell’Atletico Madrid e Alex Sandro del Porto) e , se dovesse presentarsi l’occasione, un centrocampista: in tal senso sono stati avviati contatti con il Cagliari per Donsah.
La Juventus quindi al termine di una stagione trionfale riparte, come spesso accaduto nella sua storia, da una rivoluzione.