Da Baggio a Buffon: quando i campioni danno i numeri
La prassi vuole, ormai da tempo, che ogni calciatore professionista debba fare una scelta, tra la firma del contratto e la presentazione ufficiale.
E’ l’attimo di panico che sconvolge anche i grandi nomi: la scelta del numero di maglia!
“Tutto qui?” – Vi chiedereste. Ebbene, la storia ci insegna che non si nasce Numero 10, che esistono le gerarchie, il rispetto, la superstizione e, soprattutto, la genialità!
Mettetevi nei panni di Batistuta, costretto con Montella ad una sfida (persa, prese la 18) per la maglia numero 9. O pensate al povero Beckham, costretto a rinunciare alla amata numero 7, nel Real di Raul, e poi di nuovo alla subentrata 23 di Jordan, perché al Milan stava già sulle spalle di Ambrosini.
E Bobo Vieri? All’Inter il suo 32 divenne 23 a causa dell’amico Brocchi. Baggio, invece, dovette prendere il 18: con Savicevic non si scherza!
Nella storia ci è entrato anche Zamorano, con la sua 1+8, costretto ad una soluzione algebrica perché nella Milano nerazzurra c’era un certo Fenomeno. Lo stesso Ronaldo che, però, nella Milano rossonera dovette rinunciare alla stessa maglietta (e doppiare col 99), perché la 9 la vestiva Superpippo.
Sempre al Milan, poi, ci misero un po’ per spiegare a Redondo che la numero 6 sarebbe stata ad aeternum di Baresi. E l’argentino andò sul 16.
C’è chi delega la scelta ad altri, per semplificare: un giovanissimo Totti accettò, nel ’96, la 17 con cui Bacchi gli auspicava futuri successi; Alonso e Ardiles, invece, indossarono la maglia numero 1 – pur essendo giocatori di movimento – nei mondiali ’78 e ’82, perché l’assegnazione avveniva per ordine alfabetico e loro capeggiavano la lista.
Storie di idoli per gli amanti dello sport: dopo Beckham, la maglietta di Jordan tornò – tra i tanti – su Ambrosini, Materazzi e Birsa; Pieri scelse il 46 di Valentino Rossi, mentre Meggiorni preferisce il 69 di Nicky Hayden.
Particolare è stato Matri: la 32 è per Christian Brocchi, fautore del suo exploit.
Storie d’onore, invece, quelle di Pepito Rossi e Salah. Il primo scelse il 49 per ricordare la morte del padre, nato nel 1949; il secondo prese la 74: numero delle morti avvenute in Egitto per gli scontri di Port Said. La 99 di Lupatelli – che fu anche un numero 10 – va a ricordare l’anno della nascita delle Brigate Autonome Livornesi, mentre i calciatori francesi sono soliti ricordare le proprie origini, vestendo il numero di targa del dipartimento di provenienza: pioniere fu Sukur (54), più recenti Menez (94), Defrel (92) e Niang (78).
Dulcis in fundo, gli eroi della fantasia: c’è chi ne ha e chi non sa proprio cosa sia.
Il 13 di Nesta viene, semplicemente, dal giorno del suo esordio: 13 maggio ’94. E Marazzina? Portava il 41 di scarpe, indovinate che numero ha scelto?
Dall’altra parte ci sono i poeti e gli artisti: Fortin prese il numero 14, giocando con la lingua inglese, mentre Gatti scelse il 44 dello Zecchino d’Oro. Il più giovane Rispoli promosse la smorfia napoletana ad un livello superiore: 33, gli anni di Cristo, ma il capoclassifica – per distacco – resta Gigi Buffon.
Il portierone voleva la 00, per rievocare gli attributi maschili. Per impossibilità prese la 88, ma gli fecero notare che nella Germania nazista l’assonanza aveva reso il doppio 8 un simbolo del regime, associabile ad un “Heil Hitler”, e la scelta di Buffon ricadde sul 77.
Storie di numeri, storie di uomini, ricordando che oltre il 99 XXL di Cassano si è anche arrivati al 121 di Thomas Oar e al 618 di Rogerio Ceni.
Storie fantastiche, storie eterne.
Luigi Forte