Due punti in tre partite, questo il bilancio del nuovo Napoli di Sarri che ha già fatto spazientire tutti i tifosi azzurri. Si sa, Napoli è una delle piazze più difficili d’Italia, ma questa volta il timore dei tifosi è “giustificato” da precedenti storici per nulla confortanti: il Napoli non partiva così male dal lontano 2000/01, quando in panchina c’era Zeman (al quale subentrò Mondonico) e quando i partenopei finirono retrocessi in Serie B, dando inizio ad un declino che culminò con il fallimento.
Erano altri tempi, e decisamente un’altra squadra. Nella stagione 2000/01 il Napoli iniziò con tre sconfitte pesanti contro Juve, Inter e Bologna (con questi ultimi la partita terminò addirittura 1-5) e non riuscì più a riprendersi. Era la classica squadra di Zeman, andava sempre in gol ma non riusciva ad evitare le consuete amnesie difensive che portavano a capitomboli clamorosi. Analogie con il Napoli di Sarri? Si, ma fino ad un certo punto. Il Napoli ha un attacco fortissimo: Insigne, Mertens, Hamsik, Gabbiadini, Callejon ed Higuain sono tutt’altra cosa rispetto ad Amoruso, Pecchia, Edmundo ed un giovanissimo Amauri che nel 2000/01 componevano l’attacco azzurro, e soprattutto i limiti tattici del Napoli di Zeman non sono paragonabili a quelli del Napoli di Sarri, reo di non aver ancora assorbito la filosofia del nuovo allenatore.
Quest’anno il Napoli ha cambiato molto, il presidente De Laurentiis ha deciso di dare alla sua squadra una nuova faccia, meno bella e internazionale, ma più concreta ed operaia, e la scelta di Maurizio Sarri per la panchina in luogo di Benitez è l’emblema di questa rivoluzione. Inoltre è risaputo che le rivoluzioni hanno bisogno di tempo per mostrare i propri frutti, ed è quello che ha bisogno il Napoli di quest’anno. Tempo. Ma i tifosi sapranno aver pazienza?