Continua la battaglia del calcio femminile desideroso di ‘maggiore attenzione’. Le nostre calciatrici ora minacciano di non far iniziare il campionato di Serie A, previsto per la metà di ottobre. Tanti, forse addirittura troppi i motivi alla base di questa protesta che crea imbarazzo tra i vertici federali. Eppure da quest’anno uno dei videogame più venduti al mondo offre la possibilità al giocatore di scendere virtualmente in campo con una squadra femminile.
‘Maggiore attenzione’
Non si tratta di dedicare quotidianamente un pezzo o un servizio sul calcio femminile oppure di far diventare le nostre calciatrici delle vip. Da quando si è diffuso il movimento calcistico rosa nel nostro Paese, i problemi sono sempre gli stessi, a partire dal riconoscimento di ciò che fanno almeno nella massima serie, ovvero le atlete professioniste.
Lo status
Il problema non è legato soltanto all’ingaggio che spesso nemmeno percepiscono, quanto al loro status di dilettanti, a quel vincolo sportivo che lega una calciatrice ad un club fino al venticinquesimo anno d’età e ad una mancanza di tutela da parte delle istituzioni. Chi gioca in Serie A, quindi nel massimo campionato italiano e che quindi può rappresentarci agli Europei o ai Mondiali, ha quasi sempre un altro lavoro visto che non si può campare di solo calcio. Queste atlete si allenano con la stessa frequenza, o quasi, dei loro colleghi uomini, quindi più allenamenti a settimana con la possibilità della doppia seduta. Senza considerare le trasferte, spesso lunghe e che possono occupare l’intero week end, seppur da quest’anno le squadre partecipanti ai campionati siano meno per colpa di costi sempre più alti e che costringeranno migliaia di ragazze con la passione per il pallone a non rincorrere il proprio sogno. Altro che dilettanti..