Italia Under 21: non è un paese per giovani
Luigi Di Biagio, commissario tecnico della nazionale italiana Under 21, ha diramato la lista dei convocati per le gare di qualificazione all’Europeo 2017 .
Si giocherà l’8 ed il 13 ottobre, contro i giovani di Slovenia e Repubblica d’Irlanda.
Fin qui tutto normale, peccato – però – che, dei 23 giocatori, solo 4 possono definirsi titolari di una squadra di Serie A.
La notizia non è nuova, visto che il nostro campionato ci ha abituati a veder giocare ultratrentenni e semi-giocatori stranieri, lasciando marcire – tra panchina e serie minori – i giovani talenti.
Il risultato è chiaro: o li vediamo sbocciare tardi, o scappano all’estero (e Verratti ne sa qualcosa) o ce ne dimentichiamo, semplicemente.
E va bene che non fanno gola, perché il tifoso vuole il grande nome. E va bene anche che ci vuole esperienza, perché il calcio non è fatto solo di piedi buoni.
Ma se poi la nazionale fallisce in campo internazionale, magari, qualche colpa è anche dovuta ad un cambio generazionale che non viene mai fatto partire.
In campo Europeo dominano Germania e Spagna, oramai.
Beh, i tedeschi nell’ultima formazione dell’Under 21 possono vantare gente del calibro di Jonathan Tah (già 12 presenze con il Leverkusen, tra campionato, coppa e Champions), Niklas Sule (7 presenze su 7 con la maglia dell’Hoffenheim), Joshua Kimmich (6 presenze con il Bayern Monaco) o Leon Goretzka, capitano della nazionalina e titolare inamovibile dello Schalke 04, in campionato e in Europa League.
Tra gli altri, chi milita in Germania, è titolare o seconda scelta in Bundesliga, con almeno 5 presenze su 7 in campionato (Werner 6, Sanè 7, Brandt 6, Arnold 7, Gerhardt 6 e così via) e qualche esordio nella nazionale maggiore.
E gli azzurrini?
I titolari – abbiamo detto – sono solo quattro: Alex Ferrari, Alessio Romagnoli, Marco Benassi e Domenico Berardi, rispettivamente nell’11 titolare di Bologna, Milan, Torino e Sassuolo.
Fine dell’elenco.
Se scendiamo più nel dettaglio, poi, troviamo altri elementi che ambiscono ad una prima maglia nella massima serie nazionale. Sono Davide Calabria, aiutato dagli infortuni di Abate e Antonelli, Danilo Cataldi, quasi dimenticato da Pioli, Alberto Grassi, tappabuchi dell’Atalanta, e Federico Bernardeschi, partito con il massimo della fiducia e già relegato a sostituto.
Tutto qui? Sì, perché gli altri della A sono Daniele Rugani (uno dei migliori difensori della passata stagione) della Juventus e Andrea Conti e Gaetano Monachello dell’Atalanta.
Monachello qualche minuto l’ha giocato, per gli altri il campionato è pura utopia.
Tutti gli altri sono soldatini di Serie B, la maggior parte in prestito da squadre più blasonate.
Ma davvero Scuffet sta dietro Karnezis? E Cragno e Provedel quante chances hanno avuto in Serie A?
I vari Barreca, Murru e Calabresi quanto hanno da invidiare ad un Braafheid?
Mandragora e Verre vengono riempiti di elogi, ma allora perché non giocano le partite che contano?
E Boateng e Cerri avrebbero fatto male in un campionato dove si fa leva su attaccanti dal fisico ormai andato come Pazzini, Toni e Gilardino? O Parigini e Rosseti avrebbero fatto da riserva ai vari Djurdjevic e Castillo?
Non conosceremo, purtroppo, la risposta agli interrogativi. Non se le cose non cambiano.
I giovani talenti italiani attendono, sperando che gli imprenditori calcistici smettano di pensare solo al profitto che può portare un acquisto low cost – mica tanto – fatto nell’est Europa o chissà dove e provino a puntare su chi il calcio lo sa e lo vuole giocare.
E se Gigi Di Biagio porta la squadra alla vittoria, poi, ci saranno ancora più spiegazioni da dare.
Luigi Forte