Pasolini giocava e gioca ancora
Il ricordo di Pier Paolo Pasolini 40 anni dopo la sua tragica morte, non può trascendere dal ricordare quanto lui amasse lo sport ed il calcio soprattutto. Un amore, quello per il football, mai nascosto dall’intellettuale. In una intervista rilasciata ad Enzo Biagi per La Stampa nel 1973, Pasolini manifestava il suo vecchio sogno di diventare calciatore: “Dopo la letteratura e l’eros, per me il football è uno dei grandi piaceri”.
Un piacere, quello del football, condiviso da Pasolini anche con Gianni Morandi. Il cantante, nel corso della trasmissione Che tempo che fa condotta da Fabio Fazio su Rai3, insieme a Dacia Maraini ha ricordato i momenti trascorsi insieme a Pasolini. Non esisteva ancora la Nazionale cantanti, ma già venivano organizzate partite tra personaggi dello spettacolo.
Pasolini – ricorda Morandi – era un calciatore dotato fisicamente e tecnicamente. Il suo spirito sportivo lasciava ogni tanto spazio al carattere un pò fumantino: Pasolini si arrabbiava molto se non gli veniva passata la palla. Ma il cantante ci consegna anche l’immagine di un Pasolini divertito e sorridente. Un’immagine poco ricorrente nel collettivo immaginario dell’intellettuale.
Lo stesso Pasolini, raccontava così i momenti trascorsi in un campo di calcio: “I pomeriggi che ho passato a giocare a pallone sui Prati di Caprara sono stati indubbiamente i più belli della mia vita. Mi viene quasi un nodo alla gola, se ci penso”. Sul finire degli anni ’60, Pasolini ebbe modo di conoscere Fabio Capello. Quest’ultimo ricorda così l’intellettuale calciatore: “Giocava all’ala sinistra e aveva corsa, dribbling e un tiro poco potente ma sapeva trascinare gli altri, dentro e fuori dal campo, con la sua personalità”.
Pasolini era tifoso del Bologna di Bulgarelli, ma seguiva ed ammirava anche altri sport. Tracce del suo attaccamento a diverse attività sportive le ritroviamo anche in alcune sue opere. È il caso di Medea, film del 1969 con Maria Callas. Qui emerse l’attaccamento di Pasolini al salto triplo e al lancio del disco. Un attaccamento che determinò la scelta degli attori per i ruoli di Giasone ed Ercole. Per il primo scelse infatti Giuseppe Gentile, oro a Messico ’68; per il secondo chiamò il discobolo Gianni Brandizzi.
L’amore di Pasolini per lo sport arrivò a toccare anche la pallacanestro ed il ciclismo. Della prima parla in una lettera del 1941: “Vado spesso a giocare a pallacanestro: sono schiappone, ma mi diverto molto. Lo sport è veramente la mia più pura, spontanea consolazione. Ora ho una voglia frenetica di andare a sciare: sogno le Dolomiti, come una terra alta, sopra le nubi, solatia, risonante di grida e di risa”.
Pura e spontanea consolazione. Lo vedeva così lo sport, Pier Paolo Pasolini. Non è un caso che a Gianni Morandi, nel corso dei numerosi incontri sportivi disputati insieme, non abbia mai chiesto qualcosa della sua professione. Lo sport era per lui evasione e allo stesso tempo fonte di ispirazione.
E non è nemmeno un caso che, Pasolini 40 anni dopo la sua morte, sia stato ricordato a Roma, al campo Fulvio Bernardini, in un quadrangolare. Ad indossare la maglia con la scritta “Pasolini gioca ancora”, il team Giornalisti italiani, l’Italianattori di Ninetto Davoli, la Nazionale scrittori e la Pasoliniana, squadra formata da veterani della Liberi Nantes.