Dopo la pesante sconfitta per 2-0 maturata all’Olimpico contro l’Atalanta, è tempo di processi in casa Roma. La posizione di Rudi Garcia, già in bilico dopo il roboante 6-1 di Barcellona, è sempre più in pericolo. Nonostante nella giornata di ieri il direttore sportivo Walter Sabatini abbia cercato di gettare acqua sul fuoco confermando in toto l’allenatore francese, le sensazioni che filtrano sono pessimistiche. Le prossime tre partite, a Torino, in casa col Bate Borisov e poi a Napoli, saranno decisive: la Roma si gioca Champions e campionato in 3 settimane. Se Garcia dovesse fallire, uscendo anzitempo dalla Coppa, ad esempio, la dirigenza avrebbe già pensato al cambio di rotta. Il favorito a succedere a Garcia, in questo momento, è Walter Mazzarri: l’ex allenatore dell’Inter, tre anni fa era il secondo nome sulla lista di Sabatini per la panchina della Roma (il primo era Massimiliano Allegri, invece arrivò proprio Garcia), e sarebbe prontissimo a tornare a guidare una grande squadra. Un altro nome forte è quello di Cesare Prandelli: l’ex ct della nazionale, reduce dall’infelice esperienza turca, sarebbe dispostissimo a tornare a Roma, ma non appare quel nome di rilievo destinato a far sognare i tifosi. Diverso il caso di Marcello Lippi e Fabio Capello: accostati alla panchina della Roma, i due decani del calcio italiano difficilmente li vedremo alla guida dei giallorossi. Il primo ha da tempo chiuso le porte al ritorno ad un club, mentre il secondo ha uno stipendio difficile da affrontare anche per James Pallotta. Un altro nome caldo (e anche qui si tratterebbe di un ritorno) è quello di Luciano Spalletti, creatore di una Roma tra le più spettacolari degli ultimi vent’anni: la piazza lo chiede, e lui è senza squadra da tempo, il matrimonio è possibile. Il vero sogno, però, rimane Carlo Ancelotti: l’ex tecnico di Milan e Real Madrid non ha mai nascosto di voler allenare la Roma un giorno, ma difficilmente prenderebbe la squadra in corsa a metà stagione. Più probabile un suo arrivo a giugno. La decisione per Walter Sabatini sarà dura. Non saranno solo i risultati a pesare, ma anche l’atteggiamento della squadra e dei singoli, troppo molli e sfiduciati nelle ultime due partite per non parlare di crisi d’identità. La partita di Torino, per Garcia, è già una finale.