Higuain e il giornalismo sportivo italiano: alla disperata ricerca di un simbolo per rinascere
Sembra definitivamente sbocciato Gonzalo Higuain. In Spagna con la maglia del Real Madrid aveva certamente fatto bene, ma la staffetta con Benzema lo usurava; nei due anni al Napoli con Benitez ci sono stati alti e bassi, con tanti rigori sbagliati, atteggiamenti spesso irrispettosi verso i compagni e troppi periodi di astinenza seguiti da valanghe di gol nella stessa partita. Con Sarri le cose sono cambiate, e questo tardo 2015 sembra averci riconsegnato un giocatore nuovo, dominante nel nostro campionato, capace di segnare sempre anche nelle partite decisive. Questa euforia generale ha portato questa mattina la Gazzetta dello Sport a titolare addirittura ‘Higuain è il più forte del mondo’?. Negli ultimi giorni si è espresso anche l’ex ct della nazionale Marcello Lippi, il quale ha sostenuto come Higuain sia allo stesso livello di Messi e Ronaldo. È noto come nel mondo del calcio bastino un paio di prestazioni a decidere se un giocatore sia ‘fortissimo’ o ‘scarsissimo’, ma sembra che la punta argentina sia sempre stata il cavallo di battaglia del giornalismo sportivo italiano, con l’obiettivo, mai celato, di porlo come simbolo del Rinascimento del nostro calcio. Questo non accade solo oggi, ma è consuetudine sin dal suo arrivo a Napoli. Come dimenticare, ad esempio, le lodi sperticate dei commentatori televisivi al ‘pipita’ quando, lo scorso anno, vagava senza meta per il campo mostrando disappunto continuo verso allenatore e compagni? Sembra, insomma, che la carta da giocare del giornalismo italiano sia solo quella di Higuain: proveniente dal grande Real Madrid, titolare dell’Argentina di Messi e giocatore estremamente carismatico, sembra davvero perfetto per ricoprire questo ruolo.
Poco importa, però, che Higuain, in questa nuova stagione, abbia segnato meno di tanti altri cannonieri europei come Aubameyang (17), Neymar (14), Vardy (14), Lewandowski (14) e Muller (13). Poco importa che l’argentino faccia enormemente la differenza in un campionato, quello italiano, oggettivamente inferiore a Spagna e Inghilterra (altrimenti non si spiegherebbero i rendimenti diametralmente opposti di calciatori come Cuadrado, Salah, Darmian, Giaccherini o Borriello, decisivi in Italia ma poco più che comparse in Premier League). Poco importano, ancora, i due anni altalenanti e complessivamente sottotono, rispetto alle aspettative, di Higuain. È lui il simbolo del nostro calcio, ed è lui che deve rappresentare il nostro Rinascimento (emblematico il titolo della Gazzetta dello Sport di qualche giorno fa). Nel momento in cui questo sport in Italia appare economicamente sempre più in difficoltà, e rischia di diventare a breve la terza lega per incassi dai diritti TV, il nostro giornalismo è All-In su Gonzalo Higuain. Tutta Napoli e il calcio italiano si augurano che continui così.