L’intervista rilasciata da Nicholas Burdisso alla “Gazzetta dello Sport” ha fatto molto discutere in casa Roma sponda giallorossa. L’ex difensore giallorosso ha parlato della sua esperienza nella capitale in particolare dei modi e dei metodi di allenamento utilizzati dai vari allenatori. Il difensore centrale ha sottolineato la severità di Spalletti e Montella che a fine allenamento spesso rimproveravano la squadra per scarso impegno e svogliatezza. “A Roma sembra che i calciatori facciano un piacere all’allenatore quando si allenano, mentre io quando ero all’ Inter dovevo sgomitare per ottenere ogni domenica una maglia da titolare. Montella che utilizzava il GPS durante l’allenamento spesso ci sottolineava come molti di noi si fossero allineati in maniera imbarazzante, Luis Enrique fu il primo a portare a Roma la cultura del lavoro” ha detto Burdisso.
Il difensore argentino ha parlato anche di Totti e de Rossi “Totti è uno dei più grandi giocatori di calcio al mondo ma è un leader silenzioso uno di quelli che non carica a dovere la squadra, De Rossi è stato un signore perché non ha mai voluto scavalcarlo“.
Dichiarazioni forti, quelle di Burdisso che impongono alcune domande. C’è da chiedersi dunque quale sia il fattore che non permette ai calciatori allenarsi in una certa maniera e vincere a Roma: la troppa pressione? L’incapacità della società di costruire una mentalità vincente oppure al contrario l’atteggiamento dei tifosi troppo innamorati dei calciatori? O il saper accontentarsi anche di un risultato minimo?
Sulla questione é intervenuto anche Rudi Garcia:”Non si arriva secondi per due anni di fila senza aver inculcato la cultura del lavoro”, peccato che quest’anno il secondo posto non basti più.