Nel giorno di Natale, il 25 dicembre, è stato presentato nelle sale americane Concussion un film di denuncia che esplora i rischi che corrono i giocatori di football americano, concentrandosi in particolare sui traumi cerebrali.
Prodotto da Ridley Scott con protagonista Will Smith, racconta la vera storia del dottor Bennet Omalu, neuropatologo nigeriano che scoprì la CTE (encefalopatia cronica traumatica), malattia degenerativa che causa perdita di memoria, aumento dell aggressività e depressione fino alla demenza progressiva. Omalu aveva iniziato la sua battaglia contro la NFL dopo aver eseguito un autopsia sull’ex giocatore di football dei Pittsburgh Steelers e dei Kansas City Chiefs Mike Webster, morto nel 2002 a 50 anni.
Bennet Omalu ne ha studiato approfonditamente il cervello, ha allargato le sue ricerche ad altri casi e ha iniziato una personale crociata per tutelare la salute dei giocatore di football denunciando il pericolo derivante dai traumi o dai colpi alla testa. Ha provato in ogni modo a portare all’attenzione pubblica la sua importante scoperta riuscendoci soltanto nel 2008, anche grazie ad un articolo-scandalo pubblicato un anno dopo da GQ.
Ha combattuto, con tutte le sue forze nonostante l’ostracismo e le minacce subite, perché se il football è lo sport, insieme al basket, più diffuso negli Stati Uniti, la NFL muove annualmente centinaia di milioni di dollari e rappresenta una lega ricchissima, anche più delle NBA. Non a caso la stessa NFL ha tentato in tutti i modi di bloccare l’uscita della pellicola, senza successo.
In Italia il film uscirà a marzo e avrà il titolo “Zona d’ombra“. Intanto però l’intero sistema del football americano dovrà interrogarsi sulle zone d’ombra di un gioco che dovrà necessariamente diventare più sicuro e che dovrà prendere le necessarie contromisure se vuole continuare ad essere lo sport che più appassiona la popolazione americana.