Il difficile equilibrio tra sicurezza e spettacolo nello Sci Alpino. Intervista a Paolo De Chiesa
La stagione dello sci alpino è entrata nel vivo, gennaio e febbraio saranno mesi ricchissimi di appuntamenti decisivi per l’assegnazione della Coppa del Mondo generale e di quelle di specialità. La stagione in corso però è stata anche caratterizzata da tante polemiche legate alla sicurezza, tema sempre dibattuto soprattutto riguardo alle discipline veloci. Tra doni che cadono, pali che si staccano, air bag e cadute spettacolari abbiamo provato a fare il punto sul difficile equilibrio tra sicurezza e spettacolo con Paolo De Chiesa, giornalista Rai ed ex slalomista della Valanga Azzurra.
1)Partiamo da lontano. Era il 22 gennaio 2009 quando Daniel Albrecht restò vittima di uno dei più gravi incidenti della storia di questo sport sulla mitica discesa di Kitzbuhel . Quanto, oggi, lo sci è uno sport più sicuro rispetto a 8 anni fa?
Già 8 anni fa si era fatto moltissimo in termini di sicurezza, protezioni per gli atleti, reti rinforzate, piste più sicure. La sicurezza degli atleti è diventata, negli anni, un aspetto sempre più importante. La vera grande novità delle ultime stagioni è rappresentata però dll’air bag.
2)Quanto è stato ed è difficile trovare il giusto equilibrio tra sicurezza degli atleti e spettacolo soprattutto per le discipline veloci?
Oggi le discese sono abbastanza frenate rispetto al passato, girano molto. Anche i salti, in alcuni casi, sono stati ridotti ma la sicurezza totale quando si viaggia a queste velocità sugli sci non potrà mai essere raggiunta.
3)Sui nuovi sci da gigante introdotti da qualche anno: cos’hanno cambiato in termini di sicurezza? Quanto hanno influenzato gli atleti e lo spettacolo?
La nuova tipologia di sci da gigante è ormai utilizzata in Coppa del Mondo dal 2012: sono meno sciancrati e hanno un raggio – per gli uomini – di 35 metri. La loro introduzione ha sicuramente diminuito lo spettacolo perché sono molto più difficili e faticosi da usare, rimangono molto sugli spigoli aumentando il tempo di curva e richiedono maggiore potenza. In termini di sicurezza però non hanno aggiunto niente.
4)Tornando all’attualità: cosa ne pensa dell’airbag introdotto quest’anno, il cui utilizzo è stato criticato da alcuni atleti?
L’air bag rappresenta senza dubbio la più grande novità in termini di sicurezza: dopo anni di sperimentazione in questa stagione ha debuttato in Coppa del Mondo e in occasione della caduta di Matias Mayer potrebbe aver evitato all’atleta conseguenze più gravi, ma è ancora presto per tracciare un bilancio definitivo. Chi ne ha criticato (Ligety ndr) l’utilizzo possiede un’azienda che produce occhiali e anche materiali di protezioni per gli atleti, potrebbe avere interessi personali in gioco. A me sembra strano che l’air bag possa essere stato la causa di quanto accaduto ma come dicevo prima tracciare bilanci o dare giudizi adesso non credo sia ancora possibile.
5)Lasciando da parte la questione droni sulla quale penso ci sia poco da dire, sull’impresa di Innerhofer a dicembre: quanto ha rischiato a proseguire?
Quella di Innerhofer è stata una grandissima impresa, ma ha rischiato tantissimo. Gli è andata bene, se il palo avesse toccato il terreno le conseguenze sarebbero potute essere molto gravi. Se ha scelto di non fermarsi sicuramente lo ha fatto con cognizione di causa. La sicurezza però passa anche dalle decisioni degli atleti.
6)Sempre sull’equilibrio tra sicurezza e spettacolo: Ligety è stato molto critico sul “nuovo gigante parallelo” che ha debuttato a dicembre. Lei cosa pensa di questa nuova disciplina?
Io sul gigante parallelo e sui tentativi di introdurre nuove forme di spettacolo non sono critico, anzi. Penso però che dovrebbe rappresentare una disciplina a sé, non mischiata al gigante con cui non c’entra assolutamente nulla, soprattutto per quanto riguarda l’assegnazione dei punti in Coppa del Mondo. Sono gare che nascono per lo spettacolo e finiscono per influenzare il risultato sportivo. Si potrebbe fare, ad esempio, una coppa del Mondo di parallelo con regole e parametri propri distinti dalle gare classiche.