L’Inter vista a San Siro contro il Palermo è stata una buona Inter. I progressi visti nel ritorno della semifinale di Tim Cup contro la Juve in rarissimi momenti hanno lasciato il posto alle solite ansie e preoccupazioni. L’ottimo avvio degli uomini di Mancini ha spianato la strada verso il success finale. Alcune, le solite, distrazioni hanno rischiato di turbare l’animo dei tifosi: sul finire dei primi 45’, da una rimessa laterale, la retroguardia nerazzurra si è lasciata sorprendere dai rosanero. Che sia la solita altalena di emozioni, alla quale i tifosi interisti di tutto al mondo sono abituati, o che siano ancora i sintomi di una squadra ancora troppo fragile, non è dato ancora saperlo. Alla fine della stagione mancano dieci partite: i conti si faranno alla fine.
Roberto Mancini, messo in discussione prima delle ultime buone prestazioni dei suoi, ha sempre cercato di contenere gli entusiasmi: l’Inter non è stata costruita per vincere lo scudetto. È troppo presto. Il progetto interista è appena agli inizi. Dall’epifania ad oggi, i fatti hanno confermato le parole del tecnico jesino. Certo, il tracollo dell’Inter è stato inaspettato almeno quanto averla vista in vetta alla classifica. Ma ora il momento più complicato sembra superato.
Sono bastate due partite a far cambiare ogni giudizio? Forse è presto. Sabato l’Inter è attesa all’esame Bologna. Una partita non facile, ma che molto potrà dire sui progressi fatti dalla banda Mancini e sulla continuità che questi potranno avere.
Quella di ieri sera è stata anche la partita di Ljajic. Lui, come l’Inter, si sta rendendo protagonista di una stagione fatta di alti e bassi. Dopo un inizio di stagione in panchina, l’ex Partizan Belgrado ha esordito contro il Bologna a fine ottobre. Le sue buone prestazioni sono proseguite, insieme a quelle della squadra, fino al 20 dicembre: a San Siro con la Lazio giocò, da subentrante, appena mezz’ora. Poi di nuovo titolare, fino al derby perso 3-0 il 31 gennaio. È tornato titolare contro la Juve in Tim Cup e contro il Palermo. Dopo 66 minuti, è stato sostituito da Brozovic: non l’ha presa benissimo, ma può essere letto come un segnale positivo. Ljajic ha voglia di dimostrare tutto il suo valore.
Il suo destino è legato a quello dell’Inter. Il suo riscatto è appeso alle ambizioni europee dei nerazzurri: senza la qualificazione ai preliminari di Champions, il suo riscatto sarà quasi impossibile (11 mln).
Il serbo, quando in forma, è l’arma in più nell’attacco interista: il suo estro e la sua fantasia non sono riscontrabili in nessuno dei suoi compagni di reparto. Mancini ne è consapevole, ma è costretto ad alternare, alla carota, il bastone: “Io stravedo per lui ma ogni tanto attraversa dei momenti dove magari non si allena seriamente quando non gioca. Un giocatore con il suo talento e con la sua qualità dovrebbe essere sempre decisivo. Deve capire che può fare qualsiasi cosa ma deve essere continuo in ogni allenamento”.
Le ambizioni dell’Inter passano dalla sfida dell’Olimpico con la rinata Roma di Spalletti. Sarà un ulteriore incrocio di destini quello in programma per il 19 marzo: i giallorossi detengono infatti il cartellino di Ljajic. Dieci partite per convincere la società nerazzurra ad esercitare il diritto di riscatto; dieci partite di cui una non ha bisogno di ulteriori motivazioni.