Chapecoense: la tragica fiaba che unisce il mondo
Fino a pochi anni fa la Chapecoense non rientrava nemmeno nell’albo delle squadre professioniste. Giocava nei campi lontani dai riflettori, in terreni spesso impervi. Fondata nel 1975, la squadra biancoverde vive il suo momento di gloria dal 2009 fino ad oggi. O così sarebbe potuto essere. Quella che poteva essere la più grande favola del campionato brasiliano e del calcio sudamericano, si è trasformata nella più tragica delle fatalità.
Dopo aver ottenuto una storica qualificazione per la finale di coppa sudamericana, la Chapecoense si apprestava a giocare la partita più importante della sua storia. Una partita che, drammaticamente, non si potrà celebrare. L’aereo che trasportava quasi tutta la rosa della squadra, i preparatori, l’ allenatore e molti giornalisti, si è schiantato a Medellin. La destinazione era proprio l’aeroporto della metropoli colombiana. Ancora da accertare le cause dello schianto. Purtroppo, l’incidente è costato la vita a quasi tutti i passeggeri del volo. Su 77 persone presenti all’interno del velivolo, ne sono sopravvissute appena 6. La Chapecoense è stata decimata, spazzata via dalla tragicità di un destino compiuto a metà.
Heartbroken #Chapecoense fans gather to mourn the players lost in the Colombia plane crash pic.twitter.com/cs0WpwRz0y
— The Telegraph (@Telegraph) 30 novembre 2016
Il mondo si stringe attorno alla Chapecoense
Solo tre giocatori sono usciti vivi dalle lamiere del volo 2933 di LaMia: sono Alan Ruschel, Hélio Nieto e Jakson Follmann. Per quest’ultimo è stato necessario ricorrere all’amputazione di una gamba. Sopravvisuti per miracolo anche un tecnico di volo, una hostess e il giornalista Rafael Henzel. Il dramma della squadra biancoverde ha fatto il giro del mondo in pochissimi istanti. Il mondo dello sport, della cultura e della politica si è unita sotto la stessa bandiera, lo stesso stendardo: quello biancoverde, dell’Asociación Chapecoense de Fútbol.
Tra i primissimi club a reagire alla terribile notizia c’è lo stesso Atlético Nacional, sfidante del Chapecoense per la finale di coppa sudamericana. In un comunicato ufficiale, la squadra colombiana ha chiesto l’attribuzione della coppa alla squadra rivale. Immediatamente è arrivata anche la risposta della federazione brasiliana, con le società che sono disposte a prestare gratuitamente giocatori alla società dello Stato di Santa Catarina. Inoltre, chiedono che la Chapecoense non possa retrocedere per i prossimi tre anni.
Il mondo per il #Chapecoense pic.twitter.com/f2TxmzrkHA
— Tutti Convocati (@tutticonvocati) 30 novembre 2016
Una tragedia che unisce oltre i colori sportivi e politici
Sia dalla Colombia che dal Brasile, anche il mondo della politica ha accantonato per un attimo le proprie divergenze. Michel Temer – che rischia l’impeachment dopo quello perpetrato ai danni di Dilma Roussef – ha dichiarato il lutto nazionale. Medellin e la Colombia intera si stringono attorno agli eroi sportivi che hanno perso la vita nello schianto. Attestati di solidarietà e cordoglio sono arrivati da ogni dove. Prime pagine di giornali, un minuto di silenzio immancabile prima di ogni fischio d’inizio. Ma nella grande tragedia della Chapecoense, nelle decine di vite spazzate, rimarrà per sempre il mito dei ragazzi biancoverdi. Come una storia scritta da un impavido drammaturgo, il pubblico (in questo caso, il mondo intero) rimane attonito di fronte a tale dramma e, indipendentemente dai colori – sportivi e politici – di ognuno, il biancoverde e lo stendardo dell’ACF continueranno a sventolare nella mente e nel cuore di chi resta.
Alessandro Faggiano