Icardi, un’estate fin qui da incubo. Ancora nubi sul futuro
Il 2019 comunque vada non sarà l’anno di Mauro Icardi. Una storia partita lo scorso febbraio con la privazione della fascia da capitano, forse avvenuta un po’ a sorpresa. Da lì in poi fino ad oggi cinque mesi di passione, nell’accezione più negativa del termine.
Qualche giorno fa è arrivata la netta presa di posizione della società dell’Inter, che ha ufficializzato la messa ai margini della rosa del proprio ex capitano. In questi giorni sia lui che Nainggolan – altro epurato – nel ritiro de Lugano non hanno svolto completamente gli allenamenti con i compagni, vista la loro situazione.
Ed oggi entrambi sono stati rispediti a Milano, con il Ninja che partirà comunque con il gruppo per la tournée in Asia, mentre Icardi no. E il futuro di Maurito resta ancora nel dubbio.
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Il futuro di Icardi
“Resto qua due anni, prendo lo stipendio e non mi muovo“. Questa la reazione all’ennesima esclusione da parte di Icardi – riportata da Repubblica – il cui contratto con l’Inter terminerà il 30 giugno 2021. Uno sfogo di rabbia quello dell’argentino, che dopo i primi giorni di ritiro con i compagni pensava, o meglio sperava, di poter proseguire la preparazione in gruppo.
E invece no, l’Inter non cambia idea. Sul fronte mercato per lui si starebbe muovendo la Juventus che – come riportano alcuni giornali nelle ultime ore – starebbe preparando una prima offerta ufficiale da presentare ai nerazzurri. Il Napoli e l’Atletico Madrid restano invece molto staccati e quella bianconera sembra al momento l’unica possibilità di trasferimento.
Non sappiamo per certo se possa gradire la destinazione, visto l’attaccamento che ha dimostrato nei confronti della Beneamata, ma tutta questa situazione deve trovare a prescindere soluzione al più presto. Nel caso decida di rifiutare tutte le offerte che gli perverranno, la tribuna sarà la sua destinazione. Molto difficilmente infatti verrebbe reintegrato sia da Antonio Conte che da tutta la società, Beppe Marotta in primis.
E allora quella frase, se veramente pronunciata, rischia di diventare un presagio.