Saturn V Apollo 11: peso, velocità e come funzionava il razzo di Von Braun
Dal 1969 al 1972, il Saturn V, ha permesso a 12 fortunati astronauti di poggiare i propri piedi sul suolo lunare. Un veicolo, il veicolo, il più potente mai realizzato in ambito spaziale, più potente anche dello Space Shuttle. Un colosso di 111 metri di altezza e 3000 tonnellate di massa. Ma come funzionava realmente il razzo progettato da Von Braun? Ecco tutti i particolari e le caratteristiche su un’opera che al tempo era in odore di avvenirismo.
Saturn V Apollo 11: il veicolo più potente in ambito spaziale
Chi è riuscito nell’intento di salire su questo razzo, alla partenza, aveva sotto di sé 497.000 chili di cherosene e 92.000 chili di idrogeno. Al principio della partenza, ciascun motore, è stato capace di bruciare 3.000 chili di combustibile al secondo per un totale di 15.000 chili al secondo. La criticità del momento della partenza è massima, dato che, anche un solo inconveniente, potrebbe, non solamente far annullare la missione, ma anche nuocere alla salute degli astronauti. Il Launch Drector risiede al Kennedy Space Central, in Florida, e ha la responsabilità di questo primo momento.
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Cosa succede dopo la partenza
Il momento in cui si può tirare un sospiro di sollievo è quando il razzo supera la torre, ovvero la struttura metallica che lo tiene ben saldo e fermo. Ecco che dalle vecchie registrazioni di quei momenti, ad un certo punto, si sente la parola “The tower is cleared”. In quel momento inizia la seconda fase, quella dopo la partenza, quest’ultima è forse quella più cruciale ed infinita, dato che, per superare la torre di controllo, occorrono 15 secondi e dopo un secondo, il razzo, ha fatto un solo metro. Dopo la partenza quindi, la responsabilità, passava al direttore di volo. Un altro rischio concreto era lo spegnimento di uno dei cinque motori, in quel caso, gli altri quattro, non avrebbero sorretto il razzo. Fortunatamente la storia è andata in un altro modo e ci ha permesso, oggi, di parlare di questo miracolo dell’ingegneria.