Carabiniere ucciso a Roma: Elder “si è difeso”, i punti che non tornano
Carabiniere ucciso a Roma – È la legittima difesa l’argomentazione utilizzata dagli avvocati di Finnegan Lee Elder, il ragazzo americano accusato di aver ucciso il vice brigadiere Mario Cerciello Rega con ben undici coltellate. I legale del reo confesso hanno infatti ripetuto le parole che, stando alle loro dichiarazioni, lo stesso ragazzo ha proferito dalla sua cella, nel carcere di Regina Coeli.
La paura e il timore di essere strangolato lo hanno spinto a pugnalare il carabiniere, il quale non si era identificato. È così gli avvocati di Finnegan intendono difenderlo in Tribunale. Suo padre, giunto in Italia, dice di avere fiducia nella giustizia e che desidera solo che la verità venga a galla.
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Carabiniere ucciso a Roma: Elder “si è difeso”, le dichiarazioni di Hjorth
L’ipotesi di legittima difesa sarebbe stata però smentita dal compagno del reo confesso, Christian Natale Hjorth, l’altro ragazzo che era con lui la notte della tragedia. Christian sostiene, infatti, che i due carabinieri si erano identificati mostrando i loro distintivi e che Finnegan si era poi subito scagliato verso di loro.
Il ragazzo nega di essere stato a conoscenza del fatto che l’amico avesse con sé un coltello, un antico pugnale con la lama di diciotto centimetri che Finnegan aveva portato con sé dagli Stati Uniti.
La vicenda e i punti da chiarire
Nel frattempo, resta il giallo sul ruolo giocato da Brugiatelli in questa vicenda. L’uomo, la notte tra il 25 e il 26 luglio, ha telefonato ai carabinieri come qualcuno che era stato derubato da due ragazzini. Brugiatelli dice di trovarsi nei pressi di un albergo, lo stesso dove alloggiavano Hjorth e Natale. I due agenti in borghese vengono inviati sul luogo e, convinti di trovare l’uomo derubato del proprio zaino, si trovano di fronte i due ragazzi, che li aggrediscono. Stando alle parole dell’altro carabiniere ferito, Andrea Varriale, non hanno avuto il tempo di reagire.
Molti sono, dunque, i punti che non tornano in questa vicenda. Le versioni dei fatti dei due ragazzi non combaciano tra di loro e, ancora oggi, continuano ad accusarsi a vicenda. Finnegan, dal canto suo, continua a non negare di aver commesso l’omicidio, ma sostiene di aver agito perché preso dal panico.