Icardi-Inter: ecco l’atto di accusa del giocatore argentino
Alla fine, vista la mancata conclusione positiva di questa telenovela, Mauro Icardi ha deciso per davvero di fare causa all’Inter. Le richieste come ormai ben sappiamo sono il reintegro totale in squadra e un risarcimento danni di un milione e mezzo di euro. Elementi che presumibilmente porteranno avanti questa querelle ancora molto a lungo. Mancano sempre meno ore alla fine della sessione estiva di mercato, ma l’ex capitano nerazzurro è destinato a rimanere ad Appiano Gentile, dopo aver rifiutato anche diverse offerte di trasferimento in questi mesi.
Di seguito vi riportiamo l’atto d’accusa del calciatore nei confronti del club nerazzurro.
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L’atto accusatorio di Icardi
“Il calciatore è stato completamente escluso da ogni iniziativa pubblicitaria e/o di marketing e/o di promozione che riguarda la F.C. INTERNAZIONALE MILANO S.p.A., se è vero che già nello scorso mese di maggio il ricorrente è stato escluso dallo shooting per la presentazione delle nuove maglie dei nerazzurri per la stagione 2019/2020. Per la corrente stagione calcistica, poi, al Sig. Icardi è stata tolta la maglia n.9, e ciò nonostante il medesimo abbia segnato ben 124 reti con tale maglia nelle ultime 5 stagioni. Come se ciò non bastasse, appresa la volontà del calciatore di restare all’INTER (ha ancora 2 anni di contratto), i rapporti tra l’esponente e la società si sono ulteriormente incrinati ed il calciatore è stato messo “fuori rosa”, probabilmente anche con la maldestra finalità di “spingerlo” ad un trasferimento ad altro club stante il fatto che già dal termine della stagione sportiva precedente il medesimo sembrava non rientrare nei progetti tecnici della squadra. Sin dal ritiro di Lugano il calciatore è stato trattato in maniera differente dal resto della Prima Squadra e posto fuori rosa, poiché ritenuto un giocatore in esubero, e ciò nonostante in diverse occasioni (riunioni e/o incontri e/o colloqui telefonici) il medesimo ed il suo agente avessero chiarito la volontà di restare all’INTER e di onorare il contratto scadente nel 2021. Il predetto calciatore è stato addirittura escluso dalla chat della squadra (nella quale vengono comunicati gli orari e le modalità dell’allenamento) e riceve in privato le comunicazioni relative agli allenamenti, sintomo evidente della scelta di discriminarlo dal resto dei compagni. In particolare, al signor ICARDI – che di ruolo è un attaccante – sono stati preclusi gli allenamenti specificatamente svolti dagli altri attaccanti della squadra e diretti da mister Conte, svolgendo il medesimo la totalità della preparazione settimanale solitariamente e senza mai avere la possibilità di partecipare alle esercitazioni tecnico-tattiche con la squadra, come, peraltro, appare evidente anche dagli articoli della stampa specialistica. In particolare, sin dall’inizio della preparazione, l’esponente ha svolto i propri allenamenti settimanali e la propria preparazione sotto la direzione degli allenatori della squadra primavera, ad eccezione delle fasi di riscaldamento nelle quali gli è consentito allenarsi con la prima squadra. In particolare, il calciatore ICARDI, dopo essersi cambiato, svolge il riscaldamento con il resto della squadra. Poi, quando la squadra inizia a svolgere la parte tecnico-tattica, lui, insieme ad altri giocatori definiti “in esubero” (Joao Mario, Agoume, Salcedo, etc) continua l’allenamento su un altro campo sotto la direzione dei tecnici della squadra primavera e/o svolge allenamento solitario in palestra. La società, successivamente alla ricezione della diffida, ha comunicato al signor ICARDI che non aveva senso proseguire con una battaglia legale e che il suo destino all’INTER era segnato; in altre parole, gli è stato detto chiaramente che gli sarebbe convenuto accettare il trasferimento ad una altra squadra, poiché, essendo fuori dal progetto, la società non gli avrebbe neppure consentito di allenarsi con il resto della squadra. (…) In estrema sintesi, il ricorrente ha subito, e continua a subire, un grave ed irreparabile pregiudizio alla propria capacità professionale in conseguenza della discriminazione perpetrata in suo danno, ancor più aggravata dalla peculiarità del ruolo svolto dal calciatore (attaccante)“.