Piatek: “I compagni dicono di lasciare la 9. Il Milan mi ha cambiato la vita”
Dopo una grande prima annata in Italia con le maglie di Genoa prima e Milan dopo, in questa primissima parte di stagione Krzysztof Piatek appare fuori forma e senza il killer instinct che gli ha permesso di segnare 30 gol nella stagione scorsa.
Tra il cambio di allenatore e altri fattori, il centravanti polacco è ancora a secco di gol considerando anche tutte le amichevoli estive giocate dai rossoneri. Piatek è stato intervistato in esclusiva da Foot Truck, ecco le sue dichiarazioni.
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Le parole di Piatek
Il gol sembra essere il problema principale della situazione: “In partite ufficiali non ho segnato in media solo ogni partita e mezza. Dopo la pre-season non ero pronto fisicamente come lo sono adesso. Non ero fresco per la partita contro l’Udinese e non è facile adattarsi al gioco di Giampaolo. Dobbiamo conoscerlo, servirà del tempo“.
Per i più superstiziosi, la causa è da ricercarsi nella maglia numero 9: “Giampaolo mi ha detto scherzosamente che le persone prendono sul serio queste cose. Nell’ultima partita contro il Brescia, quando la palla ha attraversato la linea, i giocatori hanno scherzato con me nello spogliatoio dicendomi ‘Perché questo 9? Cambialo’ ma ho sempre voluto giocarci“.
Sulla nuova tipologia di gioco del Milan: “È una squadra che vuole tenere la palla. Io credo che ogni tanto dobbiamo cercare giocate semplici e lanciare la palla avanti oppure dopo due tocchi cambiare gioco“.
Piatek è molto affezionato ai colori rossoneri e i tifosi sono molto affezionati a lui: “La mia vita dopo il trasferimento al Milan è cambiata. Mi riconosce più gente e il Milan mi ha aperto le porte per tante cose, non solo quelle calcistiche. Io abito in un quartiere dove non c’è tanta gente quindi posso tranquillamente uscire con il cane ma ogni tanto anche lì qualcuno mi riconosce. Mi fa piacere questo fatto che la gente mi conosce però è sicuramente difficile passeggiare vicino al Duomo. Una volta sono andato insieme alla mia moglie in un ristorante e quando siamo usciti dietro di noi correvano 20-30 persone. Sono scappato in taxi ma la gente ancora bussava sul finestrino e chiedevano le foto. È difficile fare anche la spesa al supermercato perché c’è tanta gente che chiede la foto“.