È morto nella serata di martedì 10 settembre Daniel Johnston; il cantante statunitense stroncato da un arresto cardiaco all’età 58 anni, ad Austin, Texas, dove viveva.
Daniel Johnston: il più grande outsider tra i musicisti Usa
Poco conosciuto ma anche molto apprezzato, per semplicità si potrebbe dire che fosse un cantautore di nicchia (ma di certo non gli sarebbe piaciuto definirsi così), Daniel Johnston per critici e ammiratori era “il più grande outsider tra i cantautori americani”.
Per tutta la carriera Johnston ha dovuto confrontarsi con la schizofrenia: dell’esperienza della malattia, della “follia”, parlano anche molti suoi brani. D’altra parte, nonostante la vita l’abbia portato a entrare e uscire spesso dagli ospedali psichiatrici, sarebbe ingeneroso limitare a questo il suo complesso universo poetico fatto di dolore per amori perduti, impossibilità di comunicare se stessi agli altri, fragilità, incomprensioni.
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La carriera di un cantautore “sconosciuto”
Nato in California nel 1961, Daniel Johnston muove i primi passi nello showbiz negli anni 80 – quando si trasferisce in Texas – con i primi dischi autoprodotti che pur restando in un circuito ristretto hanno subito colpito gli esperti. Non solo gli esperti, anche diverse cantautori di fama mondiale sono rimasti colpiti dal suo talento nel corso degli anni; per esempio, Tom Waits ha realizzato una cover del pezzo di Johnston “King Kong”, stessa cosa Beck che ha cantato la sua “True love will find you in the end”, uno dei suoi testi più significativi.
Inoltre, è noto come la poetica di Daniel Johnston abbia influenzato anche la scena grunge e in particolare Kurt Cobain; il leader dei Nirvana, addirittura, agli Mtv Awards del 1992 si presentò sul palco indossando una maglietta con sopra la copertina di un disco pubblicato da Johnston nel 1983, in cui si rappresentava una rana con gli occhi molto grandi, probabilmente il suo album più importante e iconico intitolato “Hi, How are You”.