Un’indagine durata un anno e partita dai vertici della Juventus dopo l’opportuna denuncia alle forze dell’ordine ha portato all’arresto di 12 capi ultrà juventini, a cui la società aveva già tolto i privilegi. Si è trattato di una lunga e “corposa” indagine che ha coinvolto i principali gruppi ultrà bianconeri. Le accuse nei confronti dei soggetti fermati sono di vario tipo: associazione a delinquere, estorsione aggravata, autoriciclaggio, violenza privata. In giornata ci sono state altre perquisizioni in diverse città italiane, nell’ambito del completamento dell’operazione denominata Last Banner.
Ultras Juve arrestati: ecco chi sono
L’indagine ha coinvolto i principali gruppi ultrà juventini: dai Drughi ai Viking, da Tradizione-Antichi Valori a Nucleo 1985, passando per Quelli di Via Filadelfia. I soggetti arrestati sono tutti capi ultrà di tali gruppi, e tra questi spunta anche Dino Mocciola, storico leder dei Drughi, responsabile secondo le prime ricostruzioni riferite dalla Gazzetta dello Sport delle infiltrazioni della ‘Ndrangheta in Curva. Mocciola appartiene ad ambienti di estrema destra e infatti nella sede dei drughi a Moncalieri è stato ritrovato del materiale relativo alla passione per Benito Mussolini. Tra gli altri nomi fermati, spuntano anche quelli di Salvatore Cava, Domenico Scarano, Umberto Toia, Sergio Gerne e Luca Pavarino. Agli arresti domiciliari Fabio Trinchero, Giuseppe Frnazo, Christian Fasoli e Roberto Drago.
Le accuse
Diverse le città coinvolte oggetto delle perquisizioni delle forze dell’ordine: oltre a quelle piemontesi (Alessandra, Asti, Biella) figurano anche Monza, Bergamo, Milano, Genova, Savona, La Spezia, Firenze, Mantova e L’Aquila. Come anticipato in precedenza l’indagine è partita dai vertici della società bianconera, stretta nella morsa di una vera e propria organizzazione criminale con una precisa strategia di ricatti, dopo che la società aveva adottato la linea dura contro i capi ultras, eliminando alcuni privilegi.
Stando alle registrazioni e alle intercettazioni raccolte dalle forze di polizia, era in corso una “precisa strategia estorsiva” dopo che la Juventus aveva messo fine ai privilegi concessi ai capi ultras alla fine della stagione 2017-2018 (tra cui quella di lanciare cori razzisti durante le partite). Ma l’indagine ha fatto emergere altri particolari importanti, come la “capillare attività” diffusa in tutto il Paese di vendere clandestinamente i biglietti delle partite della Juventus.
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Ultras Juve arrestati: le infiltrazioni della ‘ndrangheta
L’accusa più pesante resta quella delle infiltrazioni mafiose nel calcio, che il presidente della Commissione Antimafia Nicola Morra ha commentato nel modo seguente. “Uno degli arrestati, già condannato per l’omicidio di un carabiniere quasi 30 anni fa, è ritenuto responsabile dell’infiltrazione della ‘ndrangheta nella curva juventina, per come attestato da inchieste giornalistiche portate avanti da Report”. Morra parla quindi di come i grandi club siano condizionati “da infiltrazioni mafiose che sono ormai iniziate da troppo tempo”. La speranza di Morra è che altre squadre seguano l’esempio della Juventus, da cui è tutto partito dopo la presentazione dell’apposita denuncia.