Sono passati 104 anni dalla nascita di German Genaro Cipriano Gomez Valdés de Castillo, meglio noto come Tin Tan. Forse ai più non dirà molto, ma Tin Tan era un attore e cantante messicano, vero e proprio simbolo culturale di quel Paese, la cui fortuna però non è mai riuscita a sconfinare nel Vecchio Continente. Anche per questo motivo il Doodle Google animato di oggi, giovedì 19 settembre 2019, ricopre una certa importanza in quanto ha il merito di far conoscere ad un pubblico più ampio questa celebre figura tanto amata dai messicani.
Chi era Tin Tan: la biografia e la carriera
German Genaro Cipriano Gomez Valdés de Castillo nasce il 19 settembre del 1915 a Ciudad Juarez, in Messico. La svolta cinematografica è quasi inaspettata, in quanto il futuro Tin Tan lavorava come spazzino presso la stazione XEJ della sua città natale. Fu in quel momento, forse per noia, forse per provare qualcosa di diverso, che iniziò a imitare i presentatori della radio, ma a sua insaputa i microfoni erano accesi. Visto il successo che aveva avuto per la sua boutade, fu assunto come presentatore radiofonico e si fece conoscere dal ventriloquo Paco Miller, che lo chiamò a recitare nel mondo del cinema. Inizialmente l’attore voleva farsi chiamare Topillo (in gergo significava “ingannatore”), ma un suo amico lo convinse a utilizzare Tin Tan, suono onomatopeico che riproduceva il suono delle campane. Pur riluttante alla proposta, alla fine è con questo nome che divenne popolare.
A lui si deve lo svezzamento del gergo pachuco, una specie di mix tra lo spagnolo e l’inglese che utilizzavano i messicani immigrati negli Stati Uniti. Recitò anche in una pellicola che in seguito fu eletta come uno dei film più importanti del cinema messicano, Calabacitas Tiernas (1948). Fortunata anche la sua carriera di doppiatore dei film targati Disney: per il doppiaggio messicano ha prestato la voce all’orso Baloo per Il libro della Giungla e al gatto O’Malley per gli Aristogatti.
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La morte di Tin Tan
Si ammalò di epatite e contrasse il cancro, che lo condusse al coma epatico e dunque alla morte, avvenuta il 29 giugno 1973 a Città del Messico. Lasciò la moglie Rosalìa e i figli Rosalìa e Carlos. Nonostante una prolifica carriera (il suo nome si conta in oltre 100 film) ottenne solo un riconoscimento, la “Medalla Virginia Fabregas” per i 25 anni di servizio professionale da parte dell’Associazione degli Attori del Messico. L’omaggio del Google Doodle di oggi, oltre che l’America Latina e l’Italia, ha raggiunto anche i Paesi scandinavi.