Si comincia a parlare di influenza autunno 2019, che arriverà a breve (anche se a Parma avrebbe già colpito una bambina di 6 anni), ricadrà su meno persone, ma potrebbe risultare molto più insidiosa rispetto agli scorsi anni. Ecco quali sono le tendenze e le previsioni del momento, analizzate in base all’andamento della stagione influenzale nell’emisfero australe (dove è appena iniziata la primavera) e comunicate all’Ansa dal virologo Fabrizio Pregliasco, direttore del Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Milano. Intanto si parla già di numeri, con una stima che ruota attorno ai 6 milioni di casi per la prossima stagione influenzale.
Influenza autunno 2019: sintomi e come sarà
“Si sono diffuse due nuove varianti del virus”, spiega Pregliasco. “H3N2 (A/Kansas) e H1N1 (A/Brisbane)”. Due varianti che avranno una maggiore capacità di diffusione rispetto agli scorsi anni, per i più piccoli (H3N2) e per i più anziani (H1N1), ovvero le categorie dei soggetti più a rischio. Tali varianti “possono provocare maggiori severità e rischio di complicanze”.
Oltre ai due virus appena citati, Pregliasco fa riferimento anche a due nuove varianti, B/Colorado e B/Phuket, già note nelle precedenti stagioni. L’influenza autunnale sarà completamente diversa dalla parainfluenza che colpisce fuori stagione. I principali sintomi dell’influenza stagionale sarà il rialzo della temperatura sopra i 38 gradi, accompagnata dai classici sintomi febbrili, come dolori muscolari, problemi respiratori, insorgenza della tosse o di un raffreddore. Basta solo uno di questi ultimi sintomi a determinare l’influenza stagionale, che non è da confondere con altri virus simil-influenzali, che alletteranno ulteriori 8 milioni di persone, per un numero complessivo di 14 milioni di persone che saranno colpite.
Influenza autunno 2019: cosa non fare
L’influenza stagionale sarà, come di consueto, contagiosa. Anche per questo motivo, alla comparsa dei primi sintomi, è preferibile restare a casa a riposo, assumendo se necessario farmaci di automedicazione, invece di recarsi subito dal medico di famiglia o al Pronto Soccorso, perché così facendo si aumenta il rischio di moltiplicazione del contagio e si va a bloccare anche il servizio pubblico. Meglio dunque contattare il proprio medico se i sintomi, dopo 3 giorni, non dovessero migliorare.
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Il vaccino anti-influenzale per i soggetti più fragili
Ovviamente è preferibile sottoporsi anche alla vaccinazione anti-influenzale, che Pregliasco ricorda essere “un’opportunità per tutti”, ma con una “impellenza sempre più alta al crescere della fragilità del soggetto” e il cui obiettivo è “quello di dare copertura ai soggetti fragili e ridurne la mortalità associata”.