La complicata e strana gestione della società Milan con Giampaolo
In questi giorni concitati in casa Milan, i bersagli dei tifosi sono soprattutto i dirigenti del sodalizio rossonero. E in effetti non gli si può dare tutti i torti. La scelta di chiamare Giampaolo ad allenare il Diavolo aveva infatti fatto storcere il naso a molti già la scorsa estate quando, dopo la separazione con Gattuso, la tifoseria si sarebbe aspettata un tecnico di spessore top quantomeno nazionale per riportare la squadra in Champions già a partire da questa stagione, dopo gli assalti falliti in questi ultimi anni.
E invece la scelta è ricaduta su un allenatore sì di esperienza, ma non ai livelli dei big. Infatti Giampaolo a Milano ha portato con sé un discreto curriculum, culminato con l’ultimo triennio sulla panchina della Samp: ma a molti era sembrato fin da subito inadatto – come quasi tutti i suoi ultimi predecessori – a tenere le redini di una squadra camaleontica.
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La società Milan ha le sue colpe
Il tecnico abruzzese possiamo dunque affermare sia stata una scommessa. Nonostante fosse stato accolto con tanto di plebiscito dai suoi dirigenti, già dal pre-campionato si era intuito che qualcosa non andasse. Chiaro che le amichevoli estive non sempre si rivelano utili ai fini di giudizio, ma che la squadra non fosse costruita per il suo tipo di gioco e modulo era lampante.
E lo si è visto fin da subito, nella trasferta di Udine. Il Milan della breve era Giampaolo è risultata essere una squadra scialba e senza idee, che in nessuna delle sette partite – salvo forse nella trasferta di Torino – è sembrata avere la marcia in più tipica delle squadre che lottano per la zona più alta della classifica. Questo soprattutto alla luce dei passi in avanti attuati dalle dirette concorrenti – Inter, Roma e Lazio su tutte – durante l’ultima finestra estiva di calciomercato.
Giampaolo ha provato a plasmare un Milan che diventasse suo con il materiale a disposizione, ma non ci è mai riuscito. Anche nell’ultimo match che ha visto il successo in casa del Genoa, non c’è stata quella reazione che la società si attendeva per poter dare ulteriori chance al proprio allenatore; tant’è che, alla fine, nemmeno la vittoria lo ha salvato.
Sorprende però il fatto che la società Milan, dopo averlo difeso a spada tratta lungo tutto questo periodo, abbia deciso di cambiare idea in pochi giorni e licenziare Giampaolo. Può sembrar strano, ma probabilmente la causa di questo esonero è da ricercarsi nella pausa nazionali: infatti un altro mese a questi ritmi avrebbe potuto compromettere ulteriormente la stagione dei meneghini, motivo per il quale si è voluto intervenire il prima possibile.
Esonero giusto? La risposta è si, ma…
Alla base di questo cambiamento d’opinione dei dirigenti cosa c’è? Solo loro potranno dirlo, quando e se vorranno farlo. Ma quel che è certo, è che ad un’ampia fetta di tifo abbia dato fastidio questo comportamento dopo che, lo ripetiamo, Giampaolo ha sempre avuto il pieno appoggio – pubblico, si intende – da parte dei suoi capi. Si sarebbe potuto costruire un mercato diverso? Sicuramente si, nonostante le finanze imponessero dei paletti ben precisi da seguire. Ma ad un allenatore con le idee chiare sulla filosofia di gioco da seguire, devi dare la possibilità di lavorare con un gruppo adatto.
Per concludere, la scelta del cambio di panchina sembra col sennò di poi la cosa più giusta, ma è palese che si siano fatti tanti errori alla base di tutto ciò, pagati come sempre solo ed esclusivamente da chi è più facile e veloce da far saltare. E la frase di Maldini pronunciata durante la conferenza di presentazione di Pioli (“Ho difeso Giampaolo fino a quando era giusto farlo“) lascia perplessi.