Bernardeschi: storia di un talento mai pienamente espresso
“Se son rose fioriranno“.
Questo è quello che dice un noto proverbio italiano. Questo è quello che si diceva di Federico Bernardeschi col suo passaggio nell’estate 2017 dalla Fiorentina all’acerrima rivale Juventus. Purtroppo, per lui, il momento di transizione da “Futura stella del calcio italiano ed europeo” a “Top player riconosciuto” non si è ancora concretizzato.
LEGGI ANCHE: Infortunio Sensi: si ferma nuovamente il centrocampista, salterà il Sassuolo
Gli inizi di carriera: Atletico Carrara, Polisportiva Ponzano e Fiorentina
Chicco Bernardeschi nasce il 16 febbraio 1994 e già all’età di 6 anni inizia a muovere i primi passi nel mondo del calcio con l’Atletico Carrara. Solamente un anno dopo, nel 2001, arriva invece il passaggio al Ponzano, scuola calcio legata all’Empoli. Qui resta per ben due stagioni, per poi approdare alla Fiorentina, dove, tra il 2003 e il 2013, passa in rassegna tutte le trafile giovanili. Nel frattempo, fa il suo debutto anche nell’Italia Under 18 e Under 19.
Il debutto fra i professionisti, il ritorno tra i viola e il passaggio alla Juventus
Nell’estate del 2013 passa in prestito al Crotone. Con i calabresi registra 38 presenze e mette a referto ben 12 reti, cominciando a mostrare il suo incredibile talento e il suo sinistro fatato. A fine stagione, viene riscattato dai calabresi, per poi essere contro-riscattato dalla società viola.
Nella stagione 2014/15 fa finalmente il suo esordio in prima squadra coi viola. Dopo un avvio promettente, tuttavia è costretto a stare fuori per via di un infortunio al malleolo. A fine stagione registra 7 gettoni in Serie a conditi anche da 1 gol e da 2 assist. Debutta inoltre nell’Under 21 di Di Biagio e anche in Europa League. Dopo un’ennesima stagione di transizione, la 2015/16, in quella seguente, la 16/17, fa un grande salto di qualità: gioca 40 partite e sigla, tra campionato, coppa ed Europa League, la bellezza di 14 marcature e svariati assist, oltre che debuttare in nazionale maggiore.
Il passaggio alla Juventus e la mancata esplosione di Bernardeschi
Ciò non passa inosservato agli occhi delle big europee e in particolar modo alla Juventus che, nell’estate del 2017, ne acquista le prestazioni sportive per una cifra vicino ai 40 milioni di euro più bonus legati alla futura rivendita.
Giunto alla corte di Massimiliano Allegri, nella sua prima stagione non riesce a trovare molto spazio, ma comunque riesce a chiuderla con un bottino abbastanza buono: 30 presenze complessive (molte da subentrato) con 5 gol e 6 assist, e ottenendo il debutto nella massima competizione europea per club, la Champions League.
Malgrado la stagione appena conclusasi con pochi magic moment, è quella 2018/19 che lascia maggiormente l’amaro in bocca. Infatti, nonostante l’esperienza di Cristiano Ronaldo, trasferitosi per circa 100 milioni più spese accessorie, e l’infortunio di Douglas Costa che gli spalanca il ruolo da titolare, Bernardeschi non riesce ad incidere mai più del dovuto, salvo rare occasioni (vedasi ottavi di ritorno di UCL contro l’Atletico), tant’è che la Juve inizia a valutare la possibilità di cederlo, cercando di aprire una trattativa di scambio col Barcellona per ottenere Ivan Rakitic, senza poi proseguire per via di differenti vedute circa i valori di cartellino.
Stagione 2019/20: consacrazione, ora o mai più
L’arrivo di Sarri, per via del suo modo di gioco sicuramente più offensivo rispetto a quello di Max Allegri, è stato visto da molti come l‘occasione giusta per la definitiva esplosione per il ragazzo carrarese. Cosa però non ancora accaduta, data anche la complessità di assimilazione degli schemi sarriani. Dopo un inizio un po’ titubante, il 25enne nelle ultime settimane ha mostrato una forma e una tenacia mai vista prima che gli ha consentito di mettere a segno 3 reti nelle ultime 4 partite e di guadagnarsi il posto negli 11 titolari, aiutato dallo stop ai box sia di Costa che di Ramsey.
Adesso per Bernardeschi è giunto il momento di guadagnare terreno, è giunto il momento della consacrazione: ora o mai più. E il match casalingo col Bologna può, anzi, deve rappresentare un ennesimo crocevia per la sua definitiva crescita. “Ora o mai più“. Ai posteri l’ardua sentenza.