Incendio Cavallerizza Reale Torino: cause, danni e storia del monumento
In fiamme la Cavallerizza Reale di Torino, complesso architettonico dichiarato patrimonio dell’Unesco nel 1997. Il rogo fortunatamente è stato domato in poche ore: ora si indaga sulle cause dell’incendio.
Incendio Cavallerizza Reale: cosa è successo?
Sono almeno 400 i metri quadrati danneggiati nell’incendio che è divampato alla Cavallerizza Reale di Torino intorno alle 7 e mezza di oggi lunedì 21 ottobre 2019. Si registra anche un crollo importante seppur parziale del tetto del complesso architettonico, tra l’altro, le fiamme hanno coinvolto anche “Le Pagliere”, le ex stalle della Cavallerizza, attualmente adibite a magazzino di materiali di risulta. L’incendio potrebbe essere partito proprio da queste ultime. Non è la prima volta che l’edificio storico viene colpito dalle fiamme, l’ultima volta era accaduto nel 2014.
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Alla fine, fortunatamente, non è stato intaccato l’Auditorium e l’Archivio Rai adiacente all’edificio ma, soprattutto, nessuno si è fatto male. Infatti, da anni lo stabile è occupato da alcuni collettivi politici; allo scoppio del rogo diverse persone si trovavano all’interno dei laboratori creati all’interno della struttura. L’area adesso è posta sotto sequestro: già cominciate le indagini volte all’accertamento delle cause dell’incendio, pare sarà comunque difficile dire se sia di natura dolosa o meno.
Stabile patrimonio dell’Unesco dal 1997
La Cavallerizza Reale, nel 1997, è diventata un Patrimonio dell’Umanità Unesco in quanto, si legge nelle motivazioni dell’Agenzia Onu, offre una “panoramica completa dell’architettura monumentale europea nei secoli XVII e XVIII, utilizzando lo stile, le dimensioni e lo spazio per illustrare in modo eccezionale la dottrina prevalente della monarchia assoluta in termini materiali”. Detto questo, il complesso architettonico barocco rappresenta uno dei gioielli architettonici meno noti della Torino capitale sabauda. Lo stabile appartiene per metà, lato Teatro Regio, alla Cassa depositi e prestiti, e per metà, quella andata a fuoco, a un fondo della città di Torino.
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