Se ne va l’atleta paraolimpica Marieke Vervoort: soffriva di una malattia degenerativa incurabile, a 40 anni ha scelto l’eutanasia, da tempo legale in Belgio.
Marieke Vervoort: la scelta dell’eutanasia
Una lunga battaglia quella di Marieke Vervoort: l’atleta belga quarantenne, che viveva a Diest nelle Fiandre, soffriva di una rara malattia neurodegenerativa che colpisce in particolare i muscoli delle gambe, la quadriplegia progressiva, sin da quando aveva soli 14 anni. “Quando avrò più giorni brutti che giorni belli, ho già tutti i documenti pronti” aveva detto prima delle ultime Olimpiadi brasiliane a proposito della possibilità di ricorrere prima o poi all’eutanasia.
D’altra parte, già nel 2008 aveva dato il suo benestare alla “dolce morte” che in Belgio rientra tra le prestazioni sanitarie garantite dallo Stato, negli ultimi anni affermava di avere dei dolori sempre più forti e crisi epilettiche che la costringevano ad assumere alte dosi di morfina e antidolorifici; alla fine, il momento è arrivato ieri martedì 22 ottobre 2019.
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Un’atleta di altissimo livello
La Vervoort non si è mai rassegnata ad aspettare l’aggravarsi delle sue condizioni senza lottare, senza cercare di realizzare tutti i suoi sogni: ha praticato il basket, il nuoto, la vela e il triathlon (diventando campionessa mondiale nel Paratriathlon nel 2006 e partecipando alla durissima competizione Ironman nel 2007).
A partire dal 2012, da atleta delle categorie T51 e T52, che contraddistinguono le gare di velocità nell’atletica leggera in sedia a rotelle, ha vinto la medaglia d’oro nei 100 metri e quella d’argento nei 200 metri ai Giochi Olimpici di Londra del 2012, quelle d’argento e di bronzo, rispettivamente nei 400 e nei 100 metri, alle Olimpiadi di Rio nel 2016, oltre a diversi titoli mondiali ed europei (nel 2015 è stata campionessa mondiale sui 100, 200 e 400 metri). A settembre poi ha realizzato il suo ultimo sogno: guidare una Lamborghini Huracan Evolution sul circuito di Zolder.