Leopardi, D’Annunzio, Nietzsche, Goethe, Ibsen, Canova, Brahms, Moravia, Wagner, Morante: questo è soltanto un elenco poco esaustivo rispetto al numero di grandi intellettuali, musicisti, scrittori e geniali artisti ospitati da questo locale per comporre, pensare, dibattere. Parliamo del celebre Caffè Greco di Via Condotti a Roma, storico punto di ritrovo d’élite, che attualmente si trova sotto sfratto ed è a rischio di chiusura.
Il contratto d’affitto con l’ospedale israelitico si è infatti concluso nel settembre del 2017 e il ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (MiBact) sta prendendo provvedimenti nel tentativo di salvaguardare uno dei luoghi d’aggregazione culturale più importanti d’Europa.
Quanto costa l’affitto del locale
L’udienza per lo sfratto è fissata l’8 gennaio e l’esecuzione dello stesso è stato di conseguenza posticipato al 29 Gennaio 2020: le parti in questione, infatti, non hanno ancora trovato un compromesso economico.
Il proprietario dei locali del Caffè Greco è l’ospedale israelitico, che richiede per l’affitto 120mila euro mensili. L’ammontare corrisponderebbe a 400 mila euro complessivi, a fronte del fatturato annuo dell’attività di 3 milioni e mezzo, di cui i gestori sostengono di aver offerto il 10%.
Carlo Pellegrini, amministratore delegato del Caffè Greco, è bersaglio di diversi tentativi di sostituzione: delle indiscrezioni suggeriscono che persino Dior, Moncler, Prada e Gucci si sarebbero offerti per subentrare alla gestione del locale in sua vece.
Mibact interviene nel valutare il Caffè Greco
Il Mibact è intervenuto nella valutazione del caffè in qualità di sito d’interesse culturale, in collaborazione con la Sopraintendenza speciale di Archeologia, belle arti e paesaggio di Roma. Verrà completato un inventario dei beni mobili che devono essere considerati pertinenziali all’immobile, a perfezionamento dei due decreti ministeriali del ’53 e del ’54.
Il decreto del ministro per la pubblica istruzione del 27 Luglio 1953 ha definito il Caffè Greco come un luogo “dalle decorazioni e dai cimeli di interesse storico ed artistico e costituisce oggi un vario e pregevole esempio di pubblico ritrovo sviluppatosi attraverso due secoli di vita per la ininterrotta consuetudine da parte di artisti di ogni paese di frequentare le sue ospitali e raccolte salette, avendo rappresentato in Roma, per circa 200 anni, un centro di vita artistica universalmente noto”.
Il provvedimento è stato esteso al febbraio del 1954, includendo anche il laboratorio, il cortile coperto e il salone: “la parte dell’immobile è così diventata proprietà dell’ospedale israelitico mentre la parte dei mobili e della licenza di esercizio” spetta ai titolari dell’attività. I due vincoli verranno tuttavia ampliati, considerando anche il bancone, i tavoli, le insegne.
La tutela del locale riguarderà dunque sia l’immobile che gli arredi, così come la destinazione d’uso: infatti non potrà essere adibito ad attività non compatibili con il carattere storico e artistico dello stesso. Questo ovviamente, non impedisce un cambio di gestione.